«Eventi e turismo sportivo Salerno è tagliata fuori»

Talento lascia con un sogno irrealizzato: il palasport. «E il progetto va rivisto» Ora punta alla giunta nazionale. «Appoggio Malagò, è il manager del futuro»

SALERNO. L’ultimo sarà anche il primo? Chissà. Lui di certo ci proverà. E nel mentre, l’avvocato Guglielmo Talento, classe ’47, imprenditore nel settore della comunicazione pubblicitaria, si consegna, cronologicamente, alla storia dell’ei fu comitato provinciale Coni di Salerno come l’ultimo presidente. Dopo una dozzina d’anni e tre mandati pieni e consecutivi - dal marzo 2001 ai giorni nostri - saluta, se ne va e chiude pure (e definitivamente!) la porta della sede di via Raffaele Conforti, cuore della city. Che sarà smantellata, forse svenduta, come le altre diciannove cassate, per esigenze anche di... cassa, dagli attuali vertici romani dell’Ente. Ma l’ex giudice arbitro internazionale della Federtennis al pensionamento anticipato non ci pensa proprio. Anzi, nel week-end capitolino di fine anno, energie e passione le ha messe al servizio di una nuova sfida, di un ambizioso programma per una svolta “epocale” nella gestione dello sport italiano.

C’è anche lui, insieme ad un “certo” Mario Pescante e ad altri due componenti ancora top secret, nello staff dei “saggi” che stanno aiutando Giovanni Malagò ad elaborare una proposta che possa raccogliere più consensi di quelle di Simone Gambino, e, soprattutto di Raffaele Pagnozzi, segretario generale uscente, tra i grandi elettori che saranno chiamati ad individuare l’erede di Gianni Petrucci. «Malagò è l’uomo giusto. Non ci serve più un burocrate, ma un manager che sappia ascoltare e recepire anche gli input che arrivano dalla base del movimento», ne sponsorizza la candidatura, Talento. Che è pronto a cimentarsi, pure lui, nella competizione elettorale del 19 febbraio 2013 per diventare il primo salernitano, e addirittura campano, nella giunta esecutiva del Coni nazionale.

Presidente, tutte le strade, anche quelle dello sport, portano a Roma?

«Staremo a vedere. Potrei essere il valore aggiunto nella squadra di Malagò, perché ho sempre cercato di fare sport con gli altri e per gli altri. Posso diventare il portavoce di quelle piccole esigenze che vengono dal marciapiede di territori difficili come il nostro».

A proposito di territorio, come stiamo messi?

«Se parliamo d’impiantistica, soprattutto nel capoluogo, non c’è di che vantarsi».

Il palasport in via Allende resterà un’incompiuta?

«La prima trance di finanziamenti, erogati dal Credito Sportivo, è stata prosciugata dalla ditta appaltatrice che poi è fallita. Mancano i fondi di Comune e Regione. E comunque, anche se i lavori fossero portati a termine, c’è un altro ostacolo, enorme, da superare».

Quale?

«La gestione della struttura. Quale imprenditore, quale società può permettersi un costo annuale intorno al milione di euro? Il progetto va rivisto, ritarato. E non solo».

Cos’altro occorre?

«Una politica meno miope degli amministratori locali. Salerno resterà ai margini del turismo sportivo e dei grandi eventi, fin quando non ci sarà un assessore con portafoglio e se si pianificheranno sulla carta opere mastodontiche ma non si realizzeranno neppure campetti da oratorio».

È questo, allora, il suo più grande insuccesso?

«È, sicuramente, il mio sogno irrealizzato. Solo il mare e la strada non bastano a fare sport nella nostra città. E non danno troppa visibilità».

Già, il mare. Ai Canottieri Irno anche il “Collare d’Oro” rischia di stare stretto?

«È la nostra società più prestigiosa, titolata. Meriterebbe un monumento perché è la sola ad impiegare al top le risorse della socialità. Alle sue spalle, staccata, c’è la Rari Nantes».

Il suo lungo ciclo è agli sgoccioli. Si promuove?

«Mi proponevo di sburocratizzare il Coni, avvicinarlo alla gente, fare promozione, stimolare i giovani. Credo, in larga parte, di esserci riuscito».

Come?

«Rendendo fruibili “luoghi dello sport” inusuali come il Parco del Mercatello, l’area mercatale di Cava de’ Tirreni, il Parco di Contursi. Ma anche investendo in progetti-pilota».

Come i Giochi della Provincia di Salerno?

«Hanno portato un movimento di centinaia di persone, che hanno fatto girare anche l’economia locale. Ma non sottovaluterei i “Giochi della Gioventù”, con un format partecipativo più che competitivo, ed “Educamp”, che ha permesso a tanti ragazzi di continuare il processo motorio anche durante la chiusura estiva delle scuole. E mi piace ricordare pure l’ottimo lavoro fatto per la formazione di una nuova classe di educatori sportivi».

Il miglior atleta di quest’ultima dozzina d’anni?

«Giampiero Pastore, che con la sciabola, nella gara a squadre, ci ha regalato due medaglie olimpiche. Ma anche Antonietta Di Martino è una nostra eccellenza».

E dietro di loro?

«Massimiliano Mandia, nel tiro con l’arco, sarà l’olimpionico del futuro».

La vittoria più esaltante?

«Lo scudetto della pallamano femminile, il primo tricolore della mia gestione e in assoluto per Salerno».

Non avrà un successore alla presidenza. Ma a chi avrebbe ceduto il testimone?

«A GianfrancoCamisa, manager di successo, sportivo doc e dirigente illuminato».

Il Coni provinciale finirà nelle mani di un “delegato”: chi sarà?

«Ne abbiamo già parlato con Cosimo Sibilia, che a gennaio 2013 sarà rieletto alla presidenza del Coni regionale. L’investitura, quasi ufficiale, è caduta su Mimma Luca, presidente provinciale Federcronometristi: è la scelta migliore».

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