Donnarumma, giorno della liberazione

«Questo gol è fondamentale, mi sono goduto l’esultanza di chi non ha mollato mai. Grazie a mia moglie e mio figlio»

SALERNO. «Questo è un gol vero. Questo gol è la nostra liberazione». Dopo aver “sparato a salve” a Bari, complice la rete del definitivo vantaggio dei galletti, ieri Donnarumma, appena entrato, s’è avvitato sul cross di Odjer e ha mandato in visibilio i tifosi della Salernitana. Ha gonfiato la rete e il petto sotto la curva Sud. «Bello, emozionante – dice – mi sono goduto l’esultanza di chi non ha mollato mai e c’ha sempre creduto, standoci vicino. L’auspicio è che sia la vittoria-trampolino per tutti noi». Vittoria tanto goduta quanto desiderata, preceduta da una lunghissima attesa, snervante. Ora che è tutto finito, Donnarumma racconta: «Le giornate trascorrevano e la Salernitana non vinceva e soprattutto noi attaccanti non riuscivamo a dare una mano. Quando l’attaccante non segna, sono momenti difficili, perché ti metti in discussione e ti chiedono giustamente conto delle presentazioni deficitarie. Oggi è una grande gioia. Il gol lo dedico a mia moglie ed a mio figlio che mi hanno aiutato a stare sereno quando non segnavo». Il gol ha una dedica ma anche un co-autore. «Odjer ha messo un gran bel cross – riconosce l’attaccante ex Teramo - poi sono stato bravo a colpire con la torsione dando forza al pallone perché la traiettoria spioveva fuori area». Ora Donnarumma si candida ad un ruolo di attaccante principe, di stoccatore. Però non ne approfitta, almeno a parole ci va cauto. «La cosa importante è star bene fisicamente. Ho ritrovato la condizione, voglio giocare perché è la legittima aspirazione di tutti, ma saprà il mister dove e quando schierarmi. I gol che ho realizzato forse sono marcature da attaccante centrale, perché le mie caratteristiche sono da area di rigore e anche da prima punta. Non faccio, però, alcuna staffetta con Coda. Anzi, va sottolineato che il gol sia arrivato proprio con Coda al mio fianco. Infatti abbiamo caratteristiche diverse e possiamo convivere tatticamente». Mentre Donnarumma s’affanna a spiegare, Coda fa le cose con calma: c’ha messo tempo per sbloccarsi in trasferta, ha rimandato ancora l’appuntamento con il gol in casa e s’è fatto attendere in sala stampa. «Dove stavi?», gli ha chiesto Lotito. Risposta serena, serafica: «All’antidoping, presidente». Poi un sorriso largo, l’ammissione: «Che devo fare, presidente? Manca il gol, devo solo segnare». Sospiri ma anche buoni propositi ribaditi in conferenza: «Sto cercando con insistenza anche l’acuto in casa ma non arriva. Devo trovare feeling con la porta ma è anche vero che io oggi non ho tirato in porta. La condizione fisica non c’entra più: sono cinque partite che gioco titolare e per intero; ora tocca a me, devo segnare. Al termine della gara, mi hanno fatto piacere gli applausi dei tifosi. Significa che vengo apprezzato non solo se faccio gol, ma anche se mi batto e lotto. In attesa dei gol all’Arechi, vuol dire che sarò bomber da trasferta (sorride), riproverò a Latina. Non c’è concorrenza tra me e Donnarumma, ma solo tanta collaborazione: se si sceglie di giocare col tridente, uno dei due potrebbe pagare dazio; se si gioca con il 4-4-2, la coppia ci può stare. Nel primo tempo abbiamo giocato con gli esterni a piedi invertiti, perché il mister voleva privilegiare anche le giocate di Gabionetta. Poi Torrente ha voluto mettere un’altra punta dentro, abbiamo spinto, ha segnato Alfredo ed è stata una liberazione».

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