il personaggio

Dirceu fece impazzire tutta la città

Il campione brasiliano giocò 39 gare in D al Massajoli con 14 gol

EBOLI. Alcuni hanno portato il nome di Eboli nel calcio, solo uno ha portato il calcio ad Eboli: Guimaraes Josè Dirceu. In Brasile, dove era nato il 15 giugno 1952 e dove aveva intrapreso la carriera professionistica, c’era chi lo chiamava “formica”, per la sua operosità di centrocampista, per la sua corsa instancabile da una zona all’altra del campo. Per altri, invece, era “farfalla”, merito della leggerezza con cui sapeva muoversi, della delicatezza con cui accarezzava la palla.

Ad Eboli, era (e resterà sempre) semplicemente Dirceu. Lo convinse a vestire biancazzurro il presidente Cavaliere, che solo per questo andrebbe riverito ad oltranza: per due stagioni, dal 1989 al 1991, deliziò il pubblico ebolitano, regalando giocate e giornate da raccontare e fornendo alla città un motivo di unione.

Lui, che aveva disputato ter mondiali ed altrettante Olimpiadi, che nel ’78 si era fatto conoscere in Italia segnando il gol del 2-1 per il Brasile che costò il terzo posto mondiale agli azzurri (e una valanga di critiche a Zoff), realizzò 14 gol in 39 indimenticabili partite di serie D con la maglia dell’Ebolitana. Grazie a Dirceu, la città scoprì che per il calcio si può essere orgogliosi; per lui, la polvere del “Massajoli” fiorì in un prato verde, frutto del sudore di tifosi ed appassionati.

Quelli che piansero il 15 settembre 1995, quando giunse la notizia della sua scomparsa in un incidente stradale che coinvolse pure il giovane ebolitano Sazio. Oggi di chi portò il calcio ad Eboli restano il ricordo immortale ed uno stadio.

Giuseppe Piegari

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