il caso rossi/le reazioni

«Delio non è impazzito, altri impuniti per meno»

Aliberti non lo condanna per il gesto di “Marassi”. Lotito: «Con me non l’avrebbe mai fatto»

SALERNO. Pollice verso per quel dito medio alzato? Dalla giuria popolare del pallone (mentre la fede dei tifosi granata, a leggere sul web, non è più incrollabile nei riguardi del profeta) il verdetto di disapprovazione è arrivato subito, ancor prima che si pronunciasse il giudice sportivo con la sentenza delle due giornate di squalifica.

Delio Rossi, attuale allenatore della Sampdoria, che - con quel plateale gesto indirizzato al difensore argentino della Roma Burdisso, nelle battute finali della gara di “Marassi” - s’è riesposto alla gogna mediatica (non fosse bastata la deplorevole scazzottata in panchina con Ljajc, nella scorsa stagione, quando guidava la Fiorentina!), s’è ritrovato di nuovo schierato contro il plotone di esecuzione.

Folle o sanguigno? Irresponsabile o irrefrenabile? «È stato maleducato ma non è diventato pazzo», taglia corto Aniello Aliberti, l’ex presidente dell’ei fu Salernitana Sport, che l’ha avuto alle sue dipendenze nell’esaltante cavalcata verso la serie A (campionato 1997/’98) e nella più travagliata e meno gloriosa stagione successiva. «Non lo giustifico per il suo gesto ma neppure mi sento di crocifiggerlo. Delio non è uno che porge l’altra guancia, sarà stato istigato, e ha reagito». Il suo identikit di Rossi è quello di «un romagnolo simpatico, passionale, istintivo». E avalla la tesi con un aneddoto: «Bettarini ironizzava sulla sua esclusione, attribuendo l’abbronzatura al fatto che prendeva il sole in panchina perché giocava poco. Sa cosa gli rispose Rossi? Dovrai procurarti anche degli occhiali ed un ombrellone perché resterai fuori a lungo».

Fosse stato ancora lui il suo datore di lavoro non l’avrebbe «manco multato. Avrei piuttosto cercato di capire le ragioni del gesto. Sanzioni disciplinari? Ma se sono riusciti quasi a farla franca addirittura gli organizzatori di “Calciopoli”! Piuttosto - dice con tono semiserio - se c’è uno da squalificare, ma a vita, quello è Lotito».

Una stilettata ma anche un assist. Già, perché anche il presidente della Lazio e co-patron della U. S. Salernitana, ha avuto Rossi per un intero quadriennio (2005-2009) come allenatore. «Che ha fatto? Non so niente, figuriamoci se vedo le partite della Roma», sfugge ad un commento secco, mentre risponde contemporaneamente ad altri due cellulari.

Poi si fa scudo del “modello-caserma” adottato nella gestione societaria: «Da noi, comunque, non sarebbe mai successo un episodio del genere». Peccato che ad Aversa il comportamento di Montervino, capitano dell’altro suo club, sia stato tutt’altro che irreprensibile... «Non diciamo caz... e non facciamo paragoni arbitrari. Ha sbagliato solo ad istigare la tifoseria avversaria ed è stato subito multato», s’incavola di brutto Lotito. Che, invece, su Rossi preferisce mantenere un profilo di valutazione insolitamente pilatesco: «Se ha sbagliato, dovrà assumersi le sue responsabilità e pagare dazio». Insomma, non alza un dito per difenderlo, ma neppure gli punta l’indice contro.

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