De Liguori è tornato e ha riconquistato i tifosi e la Nocerina

La prestazione contro l’Andria ha fugato gli ultimi dubbi L’ex capitano s’è rimesso in gioco e sta vincendo la sfida

NOCERA INFERIORE. C’era una volta un capitano. Era il simbolo di una squadra di lotta e di governo, capace di stravincere un campionato. Prima che potesse alzare al cielo la Supercoppa, lo arrestarono. Sembrava la favola senza lieto fine. Invece Enzo De Liguori s’è ripreso tutto, compreso il lieto fine, almeno sereno se non proprio lieto. L’anno scorso, quando tornò uomo e calciatore libero, la fascia l’aveva ancora appuntata sul braccio: capitano pure in serie B, malgrado tutto, pur dovendo fare i conti con una categoria che poco perdonava a chi non era attrezzato al massimo.

Patron Citarella lo rivolle a tutti i costi con un ruolo da protagonista nel gruppo cadetto, infischiandosene dei danni all’immagine e cose simili. Gli chiese soltanto di restare ad abitare in zona, per la precisione a Mercato San Severino. Buono l’inizio, figura gigantesca nella partita dell’illusione con la Sampdoria, mostrando i denti e i muscoli ad uno come Palombo che gli giocava dirimpetto. Arrivarono i mesi difficili del pallone, le lettere anonime che lo indicavano assieme a Castaldo il capo della fronda pro Pastore ed anti-Auteri. A gennaio andò via in prestito, Barletta per la precisione. E mentre a Nocera al suo posto stentavano in tanti (Mingazzini, Barusso, Parola), lui manco si sentiva in esilio: appena poteva, si recava a far visita alla truppa rossonera impegnata nell’inseguimento disperato di una salvezza (allora la fronda non c’era mai stata?).

Finisce l’esperienza barlettana e nel frattempo la Nocerina finisce in Prima Divisione. Rientra tra il prestito, ha ancora il contratto. Fuori dal campo apre una paninoteca a Ponticelli. La fascia non c’è più: è passata al gemello di zona nevralgica Bruno e il vice del gemello è Di Maio. Gli tocca ricominciare da umile gregario, a patto di riuscire a ritagliarsi uno spazio e non finire fuori dai piani come Ripa, Plasmati e Pomante. Dalla sua ha sempre la spinta del patron. La fiducia di Auteri può riguadagnarsela semplicemente tornando ai livelli di due campionati fa. Ci riesce già nel corso della preparazione, nel ballottaggio con Corapi per un posto accanto a Bruno. Resta da superare un ultimo ostacolo: la porzione di piazza che sembra non sopportarlo più, la contestazione nell’amichevole a Sarno, che lui nemmeno gioca, è segnale preciso. Zittiti tutti con il grande esordio stagionale con l’Andria. Non ha più la fascia.

È il più anziano, forse il leader. Ma a lui le cariche onorifiche proprio non gli interessano. I verbi che conosce sono: lottare, correre, sudare.

Marco Mattiello

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