De Cesare, il doppio eroe «Al Bentegodi per il blitz»

In carriera ha giocato e conquistato la serie A prima con i granata e poi col Chievo «A Verona sono ancora amato, altro che terrone. Però tifo solo per una squadra»

SALERNO. Il cuore calcistico diviso a metà, tra Salerno e Verona. Due piazze che gli hanno dato tanto e che continuano ad attribuirgli la giusta riconoscenza per quanto dato alle due squadre che l’hanno consacrato e che poi l’hanno portato ad essere il “Toro di Mariconda”. Ciro De Cesare oggi è allenatore delle giovanili granata; la sua Salernitana ora è attesa dalla sfida col Chievo Verona.

De Cesare, come ha visto la Salernitana col Pisa?

«L’importante era vincere e la Salernitana ci è riuscita. Sono molto felice che sia riuscita a conquistarsi la possibilità di sfidare una squadra come il Chievo, erano anni che non incontrava una squadra di A. Bisognava cominciare col piede giusto e per fortuna ci siamo riusciti. Nonostante la differenza di categoria, il Pisa è squadra giovane, che corre molto e vincere non era così semplice».

Lei, salernitano doc, è riuscito a farsi amare al Nord, in un piazza come quelle di Verona che spesso non regala complimenti ai meridionali.

«Sì, è vero. Ma io di Verona ho solo bei ricordi. Sono arrivato lì ed ho avuto la possibilità di imparare tantissimo non solo dal punto di vista calcistico ma anche da quello umano. A Verona qualcuno ha un modo tutto suo di approcciare con la gente del Sud, ma da parte mia non c’è stato mai nessun problema con quella gente che continua a rimanere nel mio cuore e che specie continuo a sentire e ricordare con estremo piacere. Motivo di grande orgoglio essere riuscito ad impormi pure al Chievo».

Lei ha vinto sia a Salerno che a Verona. I ricordi più belli dove li ha vissuti?

«Vincere con la Salernitana, con la maglia della mia città, ha un sapore tutto diverso. Diventare importante in una piazza come Salerno ha avuto per me maggiore valenza, andare in A e diventare l’idolo della tifoseria è il massimo per chi ha giocato in granata. Anche gli anni di Verona però non furono affatto male…».

Il Chievo dei miracoli…

«Sì, una cavalcata incredibile. Ho passato a Verona 4 stagioni: il primo anno ci salvammo, nel 2001 ci fu la storica promozione. Indimenticabile, qualcosa che rimarrà nella storia ed uno dei ricordi più belli della mia carriera».

Chi passerà il turno?

«La Salernitana è ancora un cantiere aperto, Torrente sta facendo però un grande lavoro e servirà ancora un po’ di tempo per trovare la migliore condizione possibile. Sono sicuro che la Salernitana farà una bella figura».

Per chi tiferà?

«Per la Salernitana, ovviamente. Anche se il Chievo Verona mi ha dato molto».

Dove crede possa arrivare la Salernitana e a cosa deve puntare?

«Credo che un campionato di media-alta classifica sia nelle corde di questa squadra, l’importante è trovare la giusta quadratura. Torrente sta lavorando benissimo, la società anche. Russotto, Troianiello e Sciaudone sono grandi giocatori che conoscono benissimo la categoria e che possono garantire una marcia in più. E poi sono sicuro che Fabiani preparerà un ultimo colpo».