«Dai Andrea, la tua rabbia come molla per il gruppo»

L’ex Claudio Ferrarese è stato tra i principali sponsor del suo ingaggio a Salerno «Per me è un grande rifinitore, lo vedo trequartista: ha tiro, potenza e freddezza

SALERNO. Prima di Nalini, un’altra ala veronese ha fatto le fortune della Salernitana sulla fascia destra. Sono passati 12 anni dall’ingaggio di Claudio Ferrarese, tornante coi fiocchi, 4 gol nella Salernitana di Bombardini e Longo, Palladino e Zaniolo, Galasso e Molinaro. Lui e Nalini hanno un amico in comune, Gigi Fresco, il presidente della Vecomp Virtus, la società che ha svezzato l’attuale ala della Salernitana preparandola al professionismo.

Ferrarese, Nalini può essere l’arma in più nella rincorsa salvezza?

«È stato fermo tanto tempo. L’inattività prolungata l’ha reso più cattivo, più forte. La voglia di emergere e giocare potrebbero essere un traino per il riscatto suo e della squadra».

Le somiglia?

«Devo essere sincero: non lo vedo un esterno puro ma più rifinitore. L’ho conosciuto mezz’ala con grande forza fisica ma anche trequartista più vicino alla porta. Io puntavo sempre l’out per il cross. Pure Nalini ha imparato a farlo ma a differenza mia sa anche stare vicino alla porta: ha calcio, il senso della posizione, il tiro, è opportunista».

L’ultima chiacchierata?

«Era il giorno del suo sì alla Salernitana. Era contento, gli brillavano gli occhi. Gli dissi che non immaginava neppure dove sarebbe andato a giocare. C’ho anche giocato contro, all’alba della sua carriera e al tramonto della mia: Sambonifacese contro Virtus Vecomp, lui mezz’ala-trequartista. Giocava in mezzo al campo e sventagliava da destra a sinistra. Uno come Nalini può giocare dovunque dalla mediana in su, esterno pure del reparto offensivo. Però secondo me è tagliato per l’inserimento e la rifinitura. Buon per lui che abbia pure imparato a metter palloni in area: il calcio di punizione battuto a Cesena per la testa di Bagadur è sontuoso».

Come si sposano le sue caratteristiche con quelle di Gatto?

«Giocatori diversi. Gatto è di sicuro un attaccante esterno, meno tornante, più offensivo».

Sabato sera c’è Salernitana-Bari, gara da vincere per i granata che sono con l’acqua alla gola. Come si gestisce la tensione da ultima spiaggia?

«L’Arechi è un fortino, ma ci vuole poco perché diventi tomba. Il segreto è mantenere la calma ed essere concentrati dal 1’ al 95’, come capitò a noi contro Ascoli e Catania. Non si può cedere alle provocazioni, la Salernitana non deve farlo. Ho visto parecchie gare casalinghe in tv: beccano ammonizioni ed espulsioni incredibili e questo non è un segno di maturità. Se fai cazzate e gesti incomprensibili, tipo il karate, non va bene. Il pubblico si indispettisce. Bisogna stare attenti ai dettagli: oggi lasciare la squadra in dieci significa “morire”».

Pure nel 2005 saltò l’allenatore e Gregucci riuscì nell’impresa. Eravate più forti di questa Salernitana o no?

«Era una squadra forte ma anche di ragazzi sconosciuti. La Salernitana ebbe occhio e fegato: investì sugli esordienti Palladino, Molinaro, Coppola, Galasso, Polenghi. Loro non erano affermati come me, Zaniolo, Bombardini, Longo. Era una buona squadra ma anche affamata, vogliosa di vincere e di emergere. Questa, invece, è una squadra che qualche limitece l’ha, altrimenti non sarebbe lì a lottare per non retrocedere. La cosa negativa che balza agli occhi non è neppure la tenuta difensiva ma una squadra nervosa, che se passa in vantaggio ha paura».

Col Bari vinceste fuori e in casa finì 2-2. La Salernitana sabato può fare l’impresa?

«C’è il gemellaggio ma in campo mi aspetto battaglia e gara aperta. Ho giocato con Rosina al Torino econ Valiani alla Pistoiese. Maniero è un buon giocatore ma non lo cambio con Coda, mio compagno a Cremona». (p. t.)

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