La giornalista Cristiana Matano scomparsa due anni fa

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«Cristiana un esempio per come ha combattuto il cancro»

L'editorialista Xavier Jacobelli ricorda la giornalista salernitana Matano scomparsa due anni fa

SALERNO. «Vorrei cogliere l’occasione per ricordare Cristiana Matano». Appena si fa cenno a Salerno, Jacobelli fa immediatamente riferimento alla giornalista di origini salernitane prematuramente scomparsa due anni fa all’età di 45 anni. «Cristiana è un esempio anche per come ha combattuto a lungo contro il cancro. Era presidente dell’Ussi palermitana oltre a essere una delle più popolari e apprezzate conduttrici del telegiornale di Sicilia. So che le sue origini erano salernitane, anche se era da tempo trapiantata a Palermo. Il mio pensiero va a lei, alla grande dignità e coraggio che ha mostrato nel combattere la malattia, e a suo marito, Filippo Mulè, colonna portante della redazione sportiva del Giornale di Sicilia. Ho conosciuto bene entrambi e la sorella di Cristiana, Monica, da cui sono stato spesso ospite in Rai nelle sue trasmissioni. Ricordando Cristiana – spiega Jacobelli – intendo anche dimostrare la mia vicinanza a tutta la sua famiglia, al professore Aldo, suo padre, e al marito Filippo, che ha organizzato in sua memoria la manifestazione “Lampedus’amore”. Cristiana, non mi stancherò mai di dirlo, è stata straordinaria nella sua battaglia contro il cancro. È stata una grande giornalista ed è un esempio di come va affrontata questa malattia».

Ma c’è un altro filo conduttore che lega Jacobelli alla Campania: «Frequento spesso Napoli per la trasmissione a Canale8. Il mio esordio allo stadio a Napoli fu il primo maggio 1988, sedevo al fianco di Antonio Corbo. Da allora sono stato sempre più spesso sia nel capoluogo che ad Avellino, a Salerno e a Benevento». Il calcio per Jacobelli è anche un fenomeno sociale, proprio come l’impegno che ha assunto per il prossimo mese di giugno: «Tornerò molto volentieri a Napoli il 6 giugno per una iniziativa interessante: insieme all’associazione degli allenatori, con Ulivieri, Capello ed altri allenatori saremo nel carcere di Poggioreale per incontrare i detenuti e per parlare di calcio insieme a loro».

Infine, un consiglio ai giovani che intraprendono questa professione: «Abbiate passione e non mollate mai nonostante tutti gli ostacoli, le prefiche, gli uccelli del malaugurio. Dicevano che era difficile anche quando ho cominciato io. Certo, da allora oltre 5mila giornalisti sono stati espulsi da questo mondo; ma non dimenticate che questo è un mestiere che si fa per passione. La passione è come la fede: smuove le montagne».
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