Corapi assolto, domenica va in campo

Contrattopoli, la Corte federale annulla la squalifica. «Abbiamo vinto»

NOCERA INFERIORE. «Abbiamo vinto, finalmente». Così Francesco Corapi al legale Alessandro Calcagno subito dopo la sentenza della Corte federale. Il secondo grado di giustizia sportiva ha completamente assolto il centrocampista rossonero dalle accuse della Procura federale che gli erano costate in prima istanza tre mesi di squalifica e 30mila euro di ammenda (tre gare di campionato le ha comunque saltate e nessuno gliele restituirà) nell’ambito del processo Contrattopoli.

Il dispositivo della Corte è stato reso noto, per le motivazioni ci sarà bisogno di un paio di mesi. Non importa di certo al folletto del centrocampo rossonero, che domenica tornerà in campo per il derby con la Paganese, portando sollievo ad un reparto un po’ calato d’intensità nelle ultime due partite per ragioni fisiologiche. Premiata la strategia difensiva di non patteggiare: sia per questioni etiche che per ragioni temporali (col patteggiamento Corapi sarebbe tornato disponibile solo dopo il derby). Insomma, s’è chiusa una telenovela che per Ciccio Corapi è stato un incubo.

L’udienza dibattimentale, iniziata intorno alle ore 13, è andata avanti per una mezz’oretta circa. Il dottor Sandulli ha presieduto la Corte ed ascoltato prima l’accusa, che insisteva perché venisse confermata la batosta della Disciplinare, poi la difesa, rappresentata da Calcagno e pure da Gaetano Aita, avvocato del club rossonero che ha dato un grosso contributo per consegnare alla Corte materiale a sufficienza per scagionare Corapi. Su quali basi la Corte abbia prosciolto il centrocampista non è ancora chiaro (lo si saprà tra un paio di mesi). La difesa ha battuto sia sul tasto dell’improcedibilità che sull’assenza di elementi di colpevolezza: «La tesi era troppo fantasiosa - spiega Calcagno - non c’èra nessun riscontro. La Procura riteneva che rinnovare un contratto a novembre fosse la prova di un simulato ed ha basato tutto su congetture, supposizioni».

«Eravamo fiduciosi - ha aggiunto Aita - già prima d’entrare in aula. Il provvedimento di primo grado era davvero assurdo». Giustizia è fatta. Non proprio secondo Calcagno: «Il mio assistito intanto ha saltato un mese di campionato e quel che ha perso non gli sarà restituito. Così si falsano pure i campionati. È necessaria a questo punto una riforma del codice di giustizia sportiva che preveda la sospensiva almeno fino al secondo grado».

Filippo Zenna

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