«Contro la Juve Stabia il mio primo trofeo»

Fresi ricorda le sfide con le “vespe” nella stagione della promozione 1993/1994 «L’organico granata è già pronto per la B. Lanzaro è il vero ledaer della squadra»

SALERNO. «Contro la Juve Stabia è stata la mia prima volta in tv, su Tele +». Ci ripensa, Salvatore Fresi: si fa piccino-piccino, torna indietro di una vita e ferma le lancette al 18 dicembre 1993, il giorno del 3-1 alle “vespe” nel primo dei tre derby di una stagione indimenticabile. «Li stracciammo», dice.

Prima della finale playoff, ultimo atto, faceste pure visita alla Juve Stabia al "Menti". Ricorda il contesto?

«Ambiente rovente, al limite. Non sapevano come fermarci perché eravamo troppo forti e le provarono tutte. Non ci riuscirono perché eravamo bravi e giocavamo non solo con l’entusiasmo giovanile e la freschezza fisica ma pure col piglio giusto».

Poi l’atto conclusivo, 22 giugno ’94: la finale Juve Stabia-Salernitana che posto ha nel suo cuore?

«Uno dei trofei più importanti della mia carriera. Trofei, infatti, non sono soltanto la Coppa Uefa, le due Supercoppe, lo scudetto ma pure il primo hurrà della carriera, la promozione in B con la Salernitana. Ricordo tutto: il pianto liberatorio di Rossi, sulle spalle di Carmando e con la faccia nella bandiera a scacchi; la corsa gioiosa di Grimaudo sulla pista del “San Paolo” di Napoli».

E lei?

«Pensavo che in quel preciso momento non eravamo più signor nessuno ma giocatori, bravi giocatori».

Corsi e ricorsi: i granata stappano lo spumante, se battono sabato la Juve Stabia?

«E’ la giornata clou e un risultato ottimo potrebbe accelerare i festeggiamenti».

Lei ama il golf, quindi il green. Da esperto, quanto è complicato giocare sul sintetico del “Menti”?

«L’impaccio c’è ma la Salernitana saprà adeguarsi a questa insidiosa variabile».

Come voi nel ’94, i granata di oggi stanno riempiendo lo stadio...

«Per una squadra di calcio è sempre una soddisfazione enorme. Ricordo che noi affrontammo l’Atletico Leonzio nel gelo e nella diffidenza. Poi contro la Lodigiani ce n’erano 35mila sugli spalti. La gente ricorda ancora le nostre gesta: più quelle che la promozione in serie A, più della promozione ottenuta nel 2008. Il motivo è semplice: abbiamo fatto scuola, abbiamo fatto il calcio, eravamo super allenati, avevamo uno schema e gli altri no».

Lotito e Mezzaroma fin dove arriveranno?

«La società è solida, il progetto imprenditoriale è destinato a durare nel tempo. Ovviamente in campo per la serie B serve una squadra diversa, o almeno modificata, ma con tutta sincerità neppure vedo una serie B stratosferica. L’organico in larga parte è già pronto ed ha ottime basi, perché già in Lega Pro dispone di calciatori che non c’entrano con questa categoria».

Esempi?

«Moro, Pestrin, Calil ma innanzitutto Lanzaro. Lui ha giocato contro Messi. Eravamo insieme in granata dieci anni fa, poi ha fatto un'ottima carriera. Ora è leader della Salernitana. Insomma l’ossatura c’è, la difesa è solida e pure Bocchetti, mio ex compagno a Napoli, non ha fatto fatica ad entrare nei meccanismi».

C’è un neo, in una stagione perfetta?

«Investire nel settore giovanile è diventata una priorità per il calcio italiano e la Salernitana deve puntare sui baby perché il bacino d’utenza è enorme. Ho un sogno nel cassetto: quando la mia scuola calcio sarà cresciuta e avrò giovani bravi, mi piacerebbe darne uno forte alla Salernitana». (p.t.)