LA SQUADRA

Con Gregucci subiti solo sette gol Gori comanda la “nuova” difesa

SALERNO. Parola alla difesa, perché adesso ha voce in capitolo: è protetta da un centrocampo che fa filtro, si blinda, Gregucci la tiene sotto torchio tutta la settimana e Gori in partita, dalle...

SALERNO. Parola alla difesa, perché adesso ha voce in capitolo: è protetta da un centrocampo che fa filtro, si blinda, Gregucci la tiene sotto torchio tutta la settimana e Gori in partita, dalle retrovie, la registra urlando parecchio. Se col Pisa la Salernitana ha vinto 1-0 - e l’è bastato - il merito non è solo dell’eurogol di Volpe ma anche della capacità ed abilità che ha acquisito la retroguardia: sa chiudersi a riccio, regge l’urto e non va in apnea, quindi non si schiaccia nella propria area e tiene la linea sempre alta.

Le parole servono a poco, se i numeri non confortano. Quelli granata, invece, rafforzano l’impressione di una difesa tutta nuova, ermetica, che da 2 gare in casa chiude inviolata: nelle ultime 10 partite di campionato, la squadra ha subito appena 7 gol. La nuova vita di una difesa che era di burro è cominciata due mesi fa: la Salernitana batteva 3-0 il Barletta, di slancio, ma fecero notizia anche una rincorsa di Foggia, da terzino, per sradicare il pallone a un avversario, e poi il rigore parato da Gori, tuffandosi sulla sua sinistra. Contro un’avversaria debole - dunque nella partita che avrebbe potuto destinare al portiere meno sollecitazioni - fu importante neutralizzare quel penalty, a pochi giorni dall’ingaggio e a poche ore dall’arrivo del transfert: il portiere già dava l’impronta, legittimava l’elezione a numero uno, giustificava il sorpasso ai danni dei due giovani colleghi Berardi e Iannarilli. Nel frattempo la Salernitana ha trovato Bianchi, goleador a L’Aquila - tornerà per la sfida al Perugia - ha ritrovato Tuia che giganteggia ed ha saputo aspettare (e non smontare) Sembroni evitando che si bruciasse sul fuoco lento delle critiche, della iniziale diffidenza. C’è riuscita chiedendo allo stopper ex Aprilia e Pergolettese di fare ciò che è nelle sue corde, che sa fare meglio: marcare stretto l’attaccante di turno, spazzare l’area, staccare su palla alta. Al resto - alla costruzione, alla manovra, al disimpegno - pensano i centrocampisti. Nei giorni dell’assenza di Bianchi, la Salernitana per paradosso (ma forse non lo è) s’è compattata, ha alzato la diga, ha permesso all’infortunato di guarire senza l’assillo di dover rientrare a tutti i costi. Stopper che fanno muro e terzini che sono chiamati a limitare i danni.

Sulla sinistra, s’è aperto un ballottaggio ma Pasqualini ha sfruttato la chance fino ad un certo punto, perché probabilmente Piva è più adatto a certe partite, è ordinato, talvolta può agire pure da jolly posizionandosi al centro. Era il pretoriano di Perrone ma ha resistito al ribaltone: taciturno, discreto, si fa apprezzare. Sulla destra le gerarchie paiono molto più marcate: Luciani non trova spazio, Scalise è ora il numero 2 della Salernitana. S’era presentato con le sgroppate e il cross - la specialità della casa - sulla sua fascia c’è Foggia che ha licenza di inventare, attaccare, pure indietreggiare ma ovviamente più è impegnato nella doppia fase e minori energie potrà riservare alla giocata che spacchi la partita. Ecco perché, da un po’ di domeniche, Scalise ha soprattutto il compito di coprirgli le spalle.