«Come si può dire no ai granata?»

Calori è tra i papabili alla successione di Menichini ma per ora nega i contatti

SALERNO. Si allunga la lista dei pretendenti alla panchina della Salernitana: c’è pure Calori tra i potenziali successori di Menichini. Tecnico stimato, reduce dall’esperienza col Brescia che è retrocessa dalla B per i 6 punti di penalità, Calori è un profilo che Fabiani potrebbe tenere sotto osservazione in queste ore. «Nessuna chiamata - dice al telefono - ma se la Salernitana chiamasse, ci penserei».

Lei crede nei progetti? La Salernitana in B deve darsi un orizzonte lungo?

«Di solito firmo per un anno, perché il progetto è quando vinci. Se non vinci, è difficile che si possa durare a lungo in una piazza, perché il professionista - tutti noi, nel calcio - è sempre legato al risultato».

A Brescia è finita anche se ci fosse ripescaggio?

«A fine giugno scade il mio vincolo. Avevo un contratto di 4 mesi: sono andato a Brescia per affetto, perché ero già stato lì non solo da calciatore ma anche da allenatore per due volte centrando il sesto e l’ottavo posto. Mi hanno chiamato in un momento di difficoltà e ho dato una mano. Purtroppo abbiamo lottato anche contro la penalizzazione: un macigno. Tra qualche settimana sarò libero di accasarmi altrove».

A Salerno?

«Non mi hanno chiamato, apprendo dell’interessamento granata da cronache giornalistiche. Se così fosse, l’accostamento non potrebbe che farmi piacere. Impossibile mettere in discussione Salerno, città che in B non si presenterà affatto da matricola. Innanzitutto perché ha blasone e tradizione, dunque vaccinata alle difficoltà del torneo. In subordine, perché Lotito e Mezzaroma vorranno fare le cose in grande e regalare altre soddisfazioni alla gente che va allo stadio numerosa e partecipa».

Il suo ricordo di Salerno?

«In serie A. Ero all’Udinese. La Salernitana ha potenzialità per ritornarvi un giorno. Intanto si goda la B».

Com’è la serie B?

«Lunga, logorante, equilibrata. Regna spesso la fisicità, la durezza del contrasto, è un campionato intenso».

A Salerno ci sono Trevisan e Bovo: li conosce?

«Li ho allenati. Persone serie, calciatori in gamba, bravi professionisti».

Fabiani vuol confermare “il blocco C”. E’ la strada di Carpi e Frosinone...

«Fa bene, perché Carpi e Frosinone hanno programmato la continuità e sulla continuità hanno costruito le proprie fortune. A Frosinone hanno lavorato per tre anni con lo stesso gruppo e con identità precise. Squadra di costruzione pure il Carpi. Che ha fatto un calcio esteticamente non sempre esaltante ma tremendamente efficace. L’organizzazione a monte è stata vincente. La programmazione conta tanto e il loro successo ha una logica: è costruito, è sudato, altrimenti se non fosse prevalsa questa la logica, al primo posto avrebbe chiuso il Bologna».

I giovani che ha visto?

«Torreira del Pescara è un ’96 da far crescere. A Brescia avevo Benali ma è già del ‘92».

Consiglierebbe Corvia alla Salernitana?

«Fa la differenza. E’ anche fisico, fa salire la squadra. Premesso che pure Calil sa stare in area, in B è sempre meglio avere pure un centravanti di peso. Ne ho sempre avuti: Succi, Caracciolo, Corvia».

Quindi lei verrebbe?

«Spero di essere nei pensieri granata. Può essere utile portare uno-due pupilli ma deve essere funzionale». (p. t.)

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