IL PUNTO

Chi vuole salvare la Salernitana...

Che ne sarà della Salernitana… Dove sono gli imprenditori, del territorio e non, che volevano comprare la società granata orfana di una nuova proprietà? Che succede, veramente, ad oltre due mesi dal via libera alla cessione decisa nel rispetto del divieto di multiproprietà dalla Federazione Italiana Gioco Calcio che ha imposto il 31 dicembre 2021 come termine ultimo per la vendita pena l’esclusione del club dal campionato di A? Come mai le istituzioni locali restano in silenzio rispetto alla situazione di incertezza societaria che caratterizza la maggiore squadra di calcio di Salerno e provincia quando mancano solo undici giorni all’avvio del massimo campionato nazionale e cinque dall’esordio stagionale di lunedì in Coppa Italia? E i tifosi organizzati sempre pronti a far ascoltare la loro voce nei momenti di criticità attraversati dall’Ippocampo?

La Figc come sta operando per evitare alla Salernitana un avvio della stagione sportiva con il freno a mano, potenzialmente condizionandone le prestazioni e ponendo quindi a repentaglio la regolarità del torneo pure per le altre 19 squadre partecipanti, considerati sia il ritardo con cui a causa di vicende non sportive è iniziata la programmazione per il prossimo campionato che l’assenza di una proprietà a cui fare riferimento per ogni evenienza non di ordinaria amministrazione a causa della vendita del club incompiuta? Ed i trustee Susanna Isgrò e Paolo Bertoli stanno facendo tutto il possibile per cedere in maniera idonea la Salernitana così da permettere di effettuare investimenti necessari, per ottenere sul campo i migliori risultati possibili, a chi dovesse succedere agli ex co patron - cognati Claudio Lotito e Marco Mezzaroma oramai estranei ad ogni attività di gestione? Si conterebbero sulle dita di una mano le offerte pervenute ai trustee Isgrò e Bertoli risultate in regola con quanto richiesto. Ma entrambi, legati al segreto professionale, nulla fanno trapelare sullo stato delle trattative e, soprattutto, se le stesse siano effettivamente state avviate. Non reso noto nemmeno il valore del club secondo la perizia dai due trustee richiesta ad una società specializzata e la cui attività è certificata presso le autorità competenti. In pratica chiunque volesse presentare un’offerta per l’acquisto della Salernitana potrebbe indicare una cifra inferiore rispetto a quella richiesta.

E non è chiaro se i due trustee, gli unici autorizzati dalla Figc a condurre le trattative, dopo aver raccolto le offerte poi riuniranno chi le ha proposte per un’asta. Ed a parità di offerta economica che criteri verrebbero adottati? Chi stabilisce, poi, la solidità economica dell’acquirente rispetto ad un altro? E, soprattutto, (perchè quello che maggiormente interessa agli sportivi tutti, non solo i tifosi sfegatati), che tempi presumibilmente saranno necessari affinchè la Salernitana possa in autonomia gestirsi per confrontarsi sul campo al meglio con le altre società partecipanti al campionato di Serie A? Una situazione che non giova, in tutta evidenza nonostante la loro professionalità, ai compiti affidati al direttore sportivo Angelo Mariano Fabiani, all’allenatore Fabrizio Castori ed a capitan Di Tacchio e compagni. Tutti, città e tifosi compresi, con sul capo la Spada di Damocle di non sapere cosa potrà succedere da qui al 31 dicembre se i trustee incaricati non dovessero ritenere compatibile con i loro criteri la cessione della Salernitana ad un nuovo proprietario. La fretta è sempre cattiva consigliera, ma a temporeggiare senza fare chiarezza si creano condizioni di difficoltà.

Proprio per questo chi ha determinato il cammino da percorrere per uscire dal divieto di multiproprietà, ossia la Federazione Italiana Gioco Calcio con in testa il presidente Gabriele Gravina, non si estranei dall’offrire certezze ad una piazza, Salerno, ed alla sua squadra di calcio, la Salernitana, che dopo 23 anni si riaffacciano nel massimo campionato nazionale. Senza fare melina o determinando le condizioni per un salvatore della patria in extremis che al momento, invece, potrebbe essere determinato dalle leggi del mercato permettendo ai calciatori di giocarsi tutto in campo. Perché, se le cose non andassero per il verso giusto, e qui alcuno vuole nemmeno pensarci, sarebbe penalizzato chi, il tifoso, non ha interessi se non quello di sostenere la squadra del cuore. Con possibili strascichi extra sportivi a carico di coloro che oggi possono determinare un cammino diverso dal calvario degli ultimi mesi e uno smacco con ricadute negative per l’intero territorio salernitano. Ma dove sono gli imprenditori, i rappresentanti delle istituzioni e tutti quelli che, saliti sul carro del vincitore il 10 maggio scorso con la promozione in Serie A dell’ippocampo, dall’editto della Figc in materia di multiproprietà avevano annunciato eterna fede granata? Che ne sarà della Salernitana…