L'INTERVISTA

Capuano: "La mia Paganese vi farà divertire"

Intervista al nuovo allenatore degli azzurri. "Una squadra giovane, che non molli mai e che abbia forza nelle gambe. Il pubblico mi ha già accolto bene, non lo deluderemo"

Frasi ad effetto? Come da copione. Nello stile del personaggio. Perché Ezio Capuano è un vero personaggio, uno che, se avesse scalato qualche gradino del calcio italiano, le tv farebbero carte false per averlo ospite in studio. Qualcuno l’ha definito autolesionista, masochista, perché avrebbe potuto fare molto di più nella sua carriera. Le potenzialità tecniche non sono mai state messe in discussione ma, come si dice, se non arrivi in alto qualche altro motivo ci sarà. Dice quello che pensa, ma frena i pensieri pesanti.
Troppe batoste ha preso in passato per aver usato taglienti parole. Punito e accantonato, ma mai dimenticato. Ha chiuso con le polemiche sterili, se deve aprirne una, vuole dire che è proprio necessario. Eziolino Capuano, a conti fatti, è sempre lo stesso, ma ha limato alcuni aspetti del suo carattere focoso, passionale. Non sta più dando retta ai diavoletti che gli facevano compagnia sulla spalla, anche se resta un sanguigno, un allenatore che nel calcio di oggi ci sta come il cacio sui maccheroni. La scelta di Pagani è stata studiata a tavolino. Da tempo. Inutile nasconderlo, erano settimane che lavorava con il preciso intento di rilanciarsi, ancora una volta, in una calda piazza campana. Sambedettese addio, nonostante ci fosse stato più di un approccio con il team marchigiano.
Capuano, si sente emozionato per questa nuova avventura?
«Tutt’altro. Ormai sono uno navigato. Posso dire che non sto nella pelle. Non vedo l’ora di iniziare a lavorare».
Che differenze avverte rispetto alle squadre precedenti dove ha allenato?
«Ogni città, ogni società, ogni squadra, ha le sue caratteristiche. Certo, vedo molte similitudini con Castellammare di Stabia. La passione della gente, il vivere sempre e comunque di calcio. Sono arrivato da poco e già sento il bene dei tifosi. Sono sicuro che faremo buone cose».
Lo schema che adotterà la Paganese sarà il suo ormai canonico 3-5-2?
«Sì, senza dubbio alcuno. E’ un tipo di modulo dal quale partiremo, poi possiamo passare anche al 3-4-1-2, ma l’intenzione è di avere i giocatori con le caratteristiche adatte a queste situazioni di gioco. La difesa a tre però non la tocco».
Sono stati accostati tanti calciatori alla Paganese in questi giorni, c’è già qualcosa di definito?
«Il direttore D’Eboli sa cosa deve fare, è uno esperto delle cose di mercato. Posso dare dei suggerimenti sui requisiti tecnici e tattici che i giocatori devono avere, ma mi fermo lì. Sui nomi che sto leggendo, credo ci siano molti sbagli e abbagli».
La Lega di C pare voglia adottare la regola di cinque under ventitré nella lista dei 18 delle partite. E’ d’accordo?
«Non lo so se lo faranno davvero. Comunque, abbiamo le spalle coperte, perché almeno dieci giovani sotto i ventitré anni in rosa, per una Paganese sbarazzina, che diverta, che abbia forza nelle gambe, che abbia voglia di arrivare e fame di vincere».
Lei ha già salutato ampiamente la tifoseria, ha incontrato gli ultras, è stato avvistato spesso in locali di Pagani, cosa vuole aggiungere?
«Non sono ruffiano. Dico soltanto che questa Paganese ha bisogno del suo dodicesimo uomo, che è il pubblico. Ci stiano vicini, perché con questo progetto avviato speriamo di regalare divertimento e soddisfazioni».
Giuseppe Della Morte