Capone scalda i bomber «Coda e Castaldo, a voi»

Il doppio ex della sfida ricorda quelle da giocatore e passa la palla agli attaccanti «Sono salernitano ma spero che l’Avellino riesca a salvarsi. Bollini deve restare»

SALERNO. «Essendo di Salerno dovrei fare il tifo per la Salernitana. Ma ho giocato anche ad Avellino e mi farebbe piacere che la squadra di Novellino si salvasse. Il pareggio è forse il miglior risultato, sarebbe bello se si incontrassero ancora una volta in serie B l’anno prossimo. Diciamo che stavolta faccio il tifo per le campane, anche perché dovremmo coalizzarci tra di noi e non odiarci al punto di far succedere tragedie com’è successo in passato». Il messaggio distensivo verso un derby che si annuncia infuocato arriva da Antonio Capone. Salernitano doc, con un passato in maglia granata ma pure ad Avellino e Napoli. È cresciuto calcisticamente al Vestuti ed i suoi 30 gol nelle 137 apparizioni gli valsero l’appellativo di “brasiliano”.
Capone, il suo ricordo del derby qual è?
Non ne ho disputati parecchi, perché con l’Avellino in serie B non ho incontrato più la Salernitana. Ma ricordo che dovetti quasi farmi il segno della croce nel derby d’andata, campionato 1972/73, perché quell’Avellino era una squadra quasi imbattibile per la categoria e Fraccapani, che l’anno precedente giocava con noi, mi disse: “La vedi la linea dell’area di rigore? Bene, non entrarci”. Era davvero difficile passare contro quella difesa: una squadra fatta di grandi giocatori e soprattutto di gente piena di carattere come Zoff, Piccinini, il capitano Pantani. Purtroppo perdemmo sia all’andata che al ritorno.
A distanza di quarant’anni com’è cambiata questa sfida?
Con le generazioni nuove sono cambiate troppe cose. Ci sono state numerose incomprensioni tra tifoserie, nuovi asti. Forse quando passai dalla Salernitana all’Avellino tutta questa rivalità non esisteva. E poi c’è stato anche il Napoli ed in serie A riuscii a segnare una doppietta proprio agli irpini.
Come la presero?
E come la dovevano prendere? Loro erano in una situazione di classifica tranquilla, noi navigavamo un po’ più sotto.
Sabato che partita si aspetta?
È l’Avellino che ha bisogno di punti. Ma il derby è sempre una partita diversa, i tifosi sugli spalti ti mettono in condizione di vincere perché non vogliono perderla mai una sfida del genere. Può finire in qualsiasi modo: la Salernitana non si toglierà davanti, perché la maglia va sempre onorata. E l’Avellino non andrà a vincere facilmente in uno stadio complicato. Forse metterà qualcosa in più sul piano del carattere.
I playoff ormai sono sfumati. Raggiungerli era possibile?
Anche se è stato impiegato poco, quest’anno non ci sono stati i gol di Donnarumma. Rosina si è fatto vedere a fasi alterne. Sono mancati un po’ i giocatori che potevano far fare il salto di qualità e forse si è pagato lo sforzo eccessivo fatto nel momento in cui sono arrivate le 4 vittorie in fila. Ma bisogna ripartire proprio da qui: le basi non mancano, i giocatori importanti nemmeno. Con un paio di innesti di qualità non dico che l’anno prossimo si vince il campionato ma si può puntare in alto.
Bollini merita la conferma, indipendentemente dalle ultime due gare?
La squadra non l’ha fatta lui, è arrivato a torneo già ben avviato. Ha fatto bene il suo lavoro, non ha certo deluso. L’allenatore può fare la differenza ma non dimentichiamoci che in campo vanno i giocatori. A me piace il modo in cui Bollini schiera la squadra, è sugli errori individuali che può fare poco e la Salernitana quest’anno è caduta in continui errori, spesso anche uguali.
Il possibile uomo derby, da una parte e dall’altra.
Coda, e poi uno tra Ardemagni e Castaldo. Sono loro che possono incendiare il derby.
Paolo Giordano
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