Calunnia contro Casillo Prescrizione per Aliberti

Chiuso il processo d’appello per i due ex patron della Salernitana Confermate le assoluzioni dall’accusa di trasferimento illecito di valori

SALERNO. “Reato estinto per avvenuta prescrizione”: con questa formula si è chiuso ieri sera il processo di secondo grado che vedeva l’ex patron della Salernitana, Aniello Aliberti, accusato di calunnia nei confronti del predecessore Pasquale Casillo. In favore di quest’ultimo i giudici della Corte d’Appello di Salerno hanno però confermato le statuizioni civili, che danno via libera al risarcimento del danno. Lo stesso Casillo era imputato nel medesimo processo, con l’accusa di trasferimento fraudolento di valori, insieme alla moglie Anna Maria Ambrosio e al nipote Emilio Ragosta (difesi dall’avvocato Giuseppe Della Monica). Per questo capo di imputazione i giudici hanno respinto l’appello della Procura e confermato l’assoluzione per tutti i quattro imputati. Respinta quindi la tesi di un passaggio illegale di soldi dai conti svizzeri di Aliberti a quelli, sempre svizzeri, di Casillo. Trasferimento che secondo l’accusa sarebbe stato disposto per eludere i sequestri dei beni che sarebbero scattati dopo l’arresto di Casillo per camorra, nel 1993. Per il reato di calunnia Aliberti era stato invece condannato in primo grado a 1 annoe 4 mesi, e i suoi legali avevano impugnato la sentenza in appello raccogliendo ieri una sentenza di non doversi procedere per intervenuta prescrizione. L’accusa nasceva dalle dichiarazioni fatte da Aliberti ai magistrati di Nola, nelle quali accusava il “re del grano” di avergli estorto alcuni miliardi di lire minacciandolo, se non avesse pagato, di screditarne l’immagine tramite i media. Non solo, secondo le dichiarazioni dell’ex patron granata, il collega imprenditore sarebbe giunto al punto di minacciare l’incolumità sua e della sua famiglia, parlandogli tra l’altro di legami con organizzazioni criminali affinché «cedesse in suo nome e conto il 50 per cento delle quote Fin Sport». Tutte accuse che si sono poi rivelate infondate, costando ad Aliberti una condanna in primo grado per calunnia. Ieri anche questo capitolo si è chiuso, con una sentenza di prescrizione.

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