calcio femminile/la squalifica

Caliulo contro i due mesi di stop «Basta referti arbitrali inventati»

SALERNO. Contro Capo: ma non si tratta del redattore-capo, come il tesserino e la storica militanza tra i giornalisti potrebbe lasciare intendere. Gigi Caliulo, nella veste di allenatore del...

SALERNO. Contro Capo: ma non si tratta del redattore-capo, come il tesserino e la storica militanza tra i giornalisti potrebbe lasciare intendere. Gigi Caliulo, nella veste di allenatore del Pontecagnano femminile di Serie C regionale, contesta il referto di Pasquale Capo, arbitro battipagliese della partita con il Dream Team Napoli, che gli ha procurato una squalifica per due mesi. Caliulo contesta totalmente la sanzione, arrivatagli dal giudice sportivo territoriale in base al referto del giovane arbitro di Battipaglia alla dodicesima uscita stagionale tra calcio maschile e femminile (è arrivato a dirigere in Prima Categoria e in Attività Mista).

Promette battaglia dinanzi alla Commissione Disciplinare regionale: «Porterò al presidente del Comitato Enzo Pastore e ai vertici regionali dell’Aia il filmato di fine partita. Dalle immagini in nostro possesso, si evince chiaramente che non ho mai impedito al signor Capo di entrare nello spogliatoio. Mi sembra una totale assurdità prendere due mesi di squalifica per una cosa mai fatta. È giusto farne una questione di principio perché è arrivata l’ora di dire basta con la dittatura arbitrale, cioè basta con referti completamente inventati. Lo dico da ex arbitro che frequenta da decenni il mondo del calcio e che è pronto a dimostrare che le esagerazioni, in questo caso le invenzioni, riportate a referto macchiano l’immagine di chi le subisce senza poter obiettare o rispondere».

L’arbitraggio della sfida delle picentine contro le napoletane aveva lasciato a desiderare. In zona recupero, negato un rigore evidente al capitano Bottiglieri, che come conseguenza della caduta a terra aveva riportato problemi seri, ovvero la perdita di sensi per qualche istante. Caliulo rimarca l’episodio: «L’unico contatto di fine gara col direttore di gara c’è stato per invitarlo a vedere le condizioni della Bottiglieri. È entrato nel nostro spogliatoio dicendo che lui non poteva farci nulla, senza nemmeno interessarsi a come stava il nostro capitano che in quel momento aveva bisogno d’intervento sanitario di primo soccorso. Poteva fare una sola cosa, darci un rigore sacrosanto. Davanti alla Disciplinare mi difenderò portando anche le testimonianze dei tesserati avversari, tutti disposti ad affermare che non ho mai impedito all’arbitro di accedere allo spogliatoio». (m.m.)