C'è un pezzo di Cava sul trono d'Inghilterra: è Salsano del City

Figlio del custode dello stadio Lamberti, Fausto Salsano è il vice di Roberto Mancini. Ha vinto lo scudetto inglese, iniziò nella sua città Cava de' Tirreni.

SALERNO. Quasi irriconoscibile, vent'anni dopo. Niente più riccioli castani, nessuna traccia di quell'espressione da eterno ragazzino. Adesso ha una chioma color rame, quasi da baronetto: nelle istantanee di festa della domenica di Manchester, in quell'ora di paura e di follia, e poi di estasi e di gioia, vissuta all'Etihad Stadium nella sfida del City contro il Qpr, Fausto Salsano sembrava un altro. S'è messo il cappellino, ha abbracciato Aguero, ha indossato il tricolore, è salito sul podio per la premiazione e non si è tenuto più. "Una giornata unica, un'emozione che non si può spiegare: è stata una battaglia", dice e l'adrenalina è ancora in circolo.

"Ci vorrà, per smaltirla", racconta l'assistente di Mancini (la mamma di Mancini è di Roccadaspide, papà Aldo da Jesi la conobbe in vacanza a Paestum), il compagno e l'amico ai tempi della Sampdoria che poi l'ha voluto con sè prima all'Inter e poi dal 2009 al City. Campione d'Inghilterra nei minuti di recupero, City capace di ribaltare un destino che sembrava come il famoso 5 maggio dell'Inter con la Lazio. Salsano c'era allora e c'era ieri. "Gli scudetti all'Inter sono stati bellissimi, vincere con i nerazzurri, in Italia, è stata una grande soddisfazione. Ma vincere in Inghilterra, dopo 44 anni, dopo un anno così, dopo una gara così, non ha quasi paragoni".

Uno scudetto che da calciatore Fausto Salsano non ha mai vinto eppure l'avrebbe meritato. Cinque volte la Coppa Italia con la Samp e la Roma, un suo gol decisivo nel primo successo blucerchiato sul Torino, una Coppa delle Coppe. Eppure niente scudetto, perché nell'anno di grazia della Samp di Vialli e Mancini, Mantovani l'aveva dato alla Roma dell'amico Viola.

Quanta strada, quanti ricordi. Fausto Salsano a dicembre compirà 50 anni. Nato a Cava, figlio di Ciccio, per anni il custode dello stadio. Nato in una casa di piazza San Francesco: lì dove ora c'è un parcheggio, nei primi anni '70 c'era un ragazzino che giocava per strada e lasciava tutti a bocca aperta. Piccolino ma tosto, veloce, imprendibile, tecnicamente sopraffino. Un talento. Che non avrebbe mai giocato nella Cavese. Cresciuto nell'EMPM, società giovanile dei fratelli Paglietta, formatosi nel torneo Csi con la Lloyd Adriatico, andò via da ragazzino da Cava de' Tirreni, dove conserva gli affetti (ci abitano i fratelli) e amicizie. Lo prese la Pistoiese: la Sampdoria lo acquistò nel '79. Due anni di primavera, poi la gavetta con Empoli e Parma, e poi il ritorno alla Samp. Anni di successi. Piedi dolci e raffinati. "Qualcuno che mi somiglia? Mi rivedo un po' in Giovinco, un po' in Foggia, un po' in Cassano". Non ha mai avuto la testa calda: anche adesso che è campione d'Inghilterra e Cava fa festa con lui.
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