«Brava Salernitana, Torrente è super»

L’ex granata Garofalo racconta l’esperienza vissuta col tecnico a Bari e spera in una sua chiamata per coronare un sogno

«Vincenzone alla Salernitana? Grande acquisto». Agostino Garofalo, mancino del Novara, ma nato calcisticamente, «cresciuto e pasciuto» nella Salernitana di Aliberti, poggia per un attimo le valigie sul pavimento di casa. E’ in partenza per Minorca con la famiglia, sui social network ha scritto “è serie B” pensando al Novara però ora ci pensa, la suggestione prende corpo. «Torrente è nel mio cuore, con Torrente mi sento spesso. Ha sofferto tanto a restar fermo, però adesso sta tornando a casa».

E lei quando ritornerà?

«A Novara mi hanno accontentato - ancora un anno di legame più opzione - De Salvo mi stima e io sto bene. Talvolta devo dire che la nostalgia di casa mi assale. Al Novara devo il mio presente sereno. Alla Salernitana devo la mia giovinezza, le mie basi calcistiche e le radici forti di uomo: in granata a 13 anni, la maglia l’ho svestita a 20 ma il mio sogno è chiudere lì tutto, un giorno».

Non ora, da calciatore bandiera?

«L’estate è lunga, io l’ho appena cominciata. Chissà cosa riserverà il futuro. Mai dire mai. ANovara sta per insediarsi Baroni, altro mio ex mister ai tempi del Siena. È bravo, come Torrente. Al momento, al di là delle suggestioni, è più realistico e corretto dire solo in bocca al lupo a mister Torrente».

L’identikit del tecnico?

«Ha idee, è fautore di un calcio aggressivo, dinamico, bello da giocare. Può essere redditizio, se la squadra si compatta intorno a lui e ci crede. A Bari accadde. Complici le penalizzazioni, non riuscimmo a lottare per il vertice che poi afferrò la Sampdoria. Però mi sono divertito, era bello sentirsi motivare. Perché Torrente è un motivatore e non è vero che risentirà della pressione dell’ambiente che per lui sarà doppia perché è di Cetara. Anzi, la pressione la sa gestire e lo ha dimostrato a Bari: in una stagione particolare, condizionata dai fattacci del caso Masiello e dai tentennamenti dei Matarrese che volevano cedere il timone, lui ci chiuse nello spogliatoio, fece quadrato col ds Angelozzi e tirò fuori il meglio dalla squadra».

Il marchio di fabbrica?

«Il 4-3-3 lo esalta ed ha bisogno di esterni che sgobbino, che allunghino la falcata. Il mister ha un suo metodo d’allenamento - ciascuno le proprie idee - però nel suo bagaglio ci sono pure tanti flash di vita genoana con Gasperini, che stima molto. Chiede sempre all’esterno di fare sovrapposizioni, pure quando l’interno di centrocampo si allarga. Le chiama “sovrapalla”, il più possibile dentro il perimetro del campo per beneficiare sempre della superiorità due contro uno. Non fa fatica a cogliere il disagio di un calciatore e se può, l’aiuta: è stato calciatore importante, dunque sa cosa frulli in certi momenti nella testa di un atleta».

Garofalo con Torrente come e dove giocherebbe?

«Posso dire solo dove giocavo: laterale sinistro, poi negli ultimi anni mi sono specializzato quinto a sinistra nel 3-5-2. Con Torrente, in emergenza, ho pure giocato mezz’ala sinistra nel 4-3-3. Ricordo una splendida gara Bari-Torino. Ovviamente cambia il modo di correre: il terzino va sulla corsa diritta e la mezz’ala fa il cambio di passo. Ora sono un “quinto” ma il terzino è sempre stato il mio ruolo, svolto ad esempio a Modena con Novellino».

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