Boggi sconfitto: «Disponibile a degli incarichi»

Elezioni Aia. Il fischietto salernitano battuto da Nicchi: la differenza l’hanno fatta cinquanta voti

ROMA. Altri 4 anni di Marcello Nicchi: vittoria con 208 preferenze su 332 schede scrutinate. Al salernitano Robert Anthony Boggi solo rimpianti - per non aver avviato prima la campagna elettorale - e magra consolazione d’aver ricevuto un sostegno comunque dignitoso. In 119 hanno sostenuto la sua candidatura e l’ago della bilancia è stato spostato in direzione Nicchi da 50 voti esatti. Col pieno sostegno delle sei sezioni salernitane e di quelle campane probabilmente Boggi sarebbe riuscito nell’impresa. Ma il voto resta roba segreta e l’ex fischietto internazionale non ha alcuna intenzione d’accendere nuovi fuochi: «Non è il momento. Ero stato chiaro già nei giorni scorsi: al termine dello scrutinio, al di là del risultato, tutto sarebbe tornato alla normalità. Accetto la sconfitta con grande serenità e faccio i complimenti a Nicchi. La democrazia parte proprio dal riconoscimento di chi ha vinto: la maggioranza di presidenti e delegati ha voluto Nicchi ed è giusto che si vada avanti così. A disposizione se volessero offrirmi qualche incarico».

La pazienza di Boggi non viene intaccata nemmeno dalle dichiarazioni post-vittoria di Nicchi, salito sul palco in stile Obama: «Il meglio deve ancora venire». La foga di Boggi è ormai esaurita: «Cosa volete che replichi: speriamo arrivi per davvero il meglio di cui parla». Effetti collaterali del voto. Boggi usa toni sommessi, è lui stesso sommesso dopo essere stato leone per l’intera giornata romana, partendo dal discorso formulato in Assemblea: «Nicchi è come Luigi XIV», il tuono d’una mattinata carica d’entusiasmo poi svanito come un sogno irrealizzato. Nicchi a festeggiare la sua nuova proclamazione, Boggi in silenzio a riflettere su quei 50 voti che potevano cambiare il corso dell’Associazione italiana Arbitri.

E nemmeno un po’ infastidito dalle parole del suo competitor, definito più volte dittatore per i metodi utilizzati e per le pressioni esercitate su presidenti e delegati di sezione in campagna elettorale: «È il momento di rimettere ordine». Poi un messaggio a chi ha sostenuto Boggi: «Voglio ringraziare i 119 delegati che non ci hanno dato fiducia perché vorrà dire che in questi quattro anni lavoreremo per conquistarcela la fiducia visto che sarò di nuovo in prima linea per candidarmi, anche al termine di questo mandato elettorale». (f. z.)