Arbitri

Boggi sconfitto Abete porta pace

L’ex fischietto salernitano non ce l’ha fatta a diventare presidente dell’Aia. Nicchi vince e il presidente Figc tende la mano

Una vittoria nata tra le polemiche e archiviata in stile Barack Obama: «Il meglio deve venire ancora». Ne è convinto il presidente americano e ne è convinto - naturalmente con le dovute proporzioni - il numero uno degli arbitri italiani Marcello Nicchi, rieletto per il secondo mandato quadriennale dall’Assemblea generale dell’Associazione Italiana Arbitri (Aia) riunita nel salone dell’hotel Hilton Airport di Fiumicino. Un verdetto tutt’altro che scontato alla vigilia, perchè lo sfidante Robert Anthony Boggi sembrava aver raccolto un consenso importante per poter quanto meno impensierire il presidente uscente. E invece all’esame del voto Nicchi ha trionfato, raccogliendo il 62,6 per cento delle preferenze (208 su 332 votanti), mentre Boggi non è andato oltre al 35,8 per cento (119 voti ricevuti) con cinque schede rimaste bianche. «Sono orgoglioso di rappresentare tutta l’Associazione italiana arbitri - ha esultato Nicchi pochi minuti dopo l’annuncio dato dal presidente dell’Assemblea Paolo Grassi - ci aspettano altri quattro anni intensi. È il momento di prendere un’autostrada che ci porta lontano, un’autostrada che non mi preoccupa perchè per noi non ci sono caselli intermedi: il nostro scopo è trasmettere sobrietà, legalità, appartenenza e amore per il calcio». Obiettivi precisi e condivisi con il presidente della Federcalcio Giancarlo Abete, abbracciato calorosamente da Nicchi tra gli applausi della platea dell’Hilton e poi pubblicamente elogiato dallo stesso presidente rieletto: Nicchi non dimentica le polemiche delle ultime settimane, in particolare le pesanti accuse ricevute da Boggi, archiviate proprio ieri l’altro dalla Procura federale ma rilanciate dallo sfidante in mattinata. L’ex arbitro salernitano aveva aperto la giornata elettorale paragonando Nicchi a Luigi XIV e al direttore romeno Ceausescu, chiedendo a gran voce la liberazione dalla «monarchia del presidente», ma dopo il voto ha riconosciuto la sconfitta. Abete: «Tra Nicchi e Boggi c’è stato un confronto serrato e aspro - ha osservato il presidente federale - ma comunque normale all’interno di un’associazione. Certo sarebbe stato auspicabile tenere toni più bassi, ma ora il dibattito elettorale è terminato e bisogna portare avanti insieme un progetto comune per un’Aia piu forte al servizio del calcio».