«Beppe poteva frenarsi Salerno è straordinaria»

L’ex Franco Varrella racconta la sua esperienza e svela un simpatico retroscena «Nell’ultima lezione a Coverciano ho parlato proprio dell’atmosfera all’Arechi»

SALERNO. Il calcio non l’ha abbandonato. Franco Varrella s’è solo allontanato dalla panchina ma non dal suo mondo. Oggi è docente a Coverciano, venti stagioni fa sedeva sulla panchina della Salernitama. Bollente, anche all’epoca, perché dopo l’esonero di Franco Colomba servì un’impresa (che riuscì perfettamente) per evitare il peggio ed abbandonare la serie B. Gli andò peggio nel 2003.

Salernitana e tecnico contestati: successe anche a lei.

In settimana ho tenuto un corso a Coverciano a cui hanno preso parte anche alcuni salernitani. E mi sono lasciato andare, dicendo che Salerno è un qualcosa di straordinario. Il fischio del tifoso granata non è un fischio da tifoso imbronciato quanto piuttosto da uno che si sente tradito. Perché l’amore provato per questa squadra non ha eguali. È chiaro però che a Salerno non sembra esserci una proiezione verso un grande futuro, c’è una sorta d’incertezza e si sta vivendo un momento difficile. Ma i tifosi devono capire che l’unico modo per uscire da questa situazione è di stare vicini alla squadra».

Al centro della contestazione e delle polemiche c’è Sannino: poteva dare di più?

Le aspettative iniziali erano migliori, ma guai a dimenticare che a Salerno nel giro di soli due giorni si è stravolto tutto quello che poteva avere a che fare con la progettualità. Su quella panchina doveva sedere Inzaghi e non so chi Sannino effettivamente aveva scelto come innesti. Diciamo che s’è ritrovato a tappare una strana situazione nel giro di pochi giorni, senza riuscire ancora ad entrare in perfetta sintonia con quelle che sono le peculiarità della squadra. Ma mi permetto di dire che è un tecnico bravo, preparato, e soprattutto adatto all’ambiente.

A fine gara avrebbe detto: a Salerno non avete visto il calcio: lei che dice?

Questa poteva ovviamente evitarla, a Salerno sono passati allenatori che per certi versi hanno lasciato qualcosa di entusiasmante.

La sua Salernitana uscì da una situazione assai complicata. La ricetta in questi casi qual è?

Ebbi la fortuna, in un momento assai delicato, di avere il gruppo storico pronto a tirarsi su le maniche: parlo di gente come Breda, Ricchetti, Grimaudo. Si capì che lo zoccolo duro dello spogliatoio doveva trascinare tutti, poi Masinga risultò decisivo in alcune situazioni e ci risolse parecchi problemi. Ma in casi simili c’è bisogno dello spogliatoio: la città è innamorata della squadra ed in poco tempo tutto può tranquillamente riallinearsi.

La Salernitana è quella che pareggia di più. Quanto vale il pari nell’era dei tre punti?

Siamo in un momento importante della stagione ma non ancora determinante. A Latina la squadra ha dato dimostrazione di grande carattere, ha fatto capire che ci sono individualità importanti. E quindi il non perdere ti fa crescere comunque nell’autostima, ma se poi si continua a scivolare sulla buccia di banana il recupero si fa complicato.

Che squadra ha visto contro la Pro?

La Salernitana quando gioca contratta non si esprime al meglio. Ma se si pianificano per bene le situazioni ci sono le potenzialità per fare un ottimo campionato.

Sabato a Bari, contro un’avversaria che nemmeno sta vivendo il periodo più felice.

Sarà la sfida tra due deluse in questa prima parte di stagione. Sanno però entrambe di giocarsi qualcosa d’importante e vorranno esternare la loro voglia di fare propria la partita. Non sarà semplice per la Salernitana, il Bari in casa sa produrre ottime prestazioni. Prevedo una lunga fase di studio, poi spero che si lascino andare. Ma per vincere serve che le qualità morali ed etiche, oltre che quelle tecniche, emergano definitivamente».

Paolo Giordano

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