SALERNITANA ADDIO

Bacco, Cala e gli affari del patronLe trattative infinite di Lombardi

SALERNO. Ninnaò, ninnaò: la Salernitana a chi la do? Prima di farla addormentare in un sonno probabilmente eterno, Lombardi l’ha lungamente cullata, dichiarandosi disposto prima a co-gestirla, poi a venderla, poi a cederla, salvo non trovare mai l’accordo. Come dondolo le ha regalato il cavalluccio. Giocattolo valutato assai prezioso dal patron in tutte le trattative che hanno preceduto la sentenza del Tribunale di Napoli. Prezioso non solo l’ippocampo ma anche i progetti dello stadio: c’è stato un momento, nella logorante storia di 2 anni di trattative andate in fumo, che Lombardi ha quotato pure progetti, fotografie dall’alto, plastici. «Il mio sogno è fare a Salerno uno stadio come il Ferraris di Genova». Era il 28 aprile 2008, dopo la promozione in B. Quel sogno è stato il suo incubo. «Uno stadio? Sì, ma di stadio aveva solo il guscio», De Luca dopo la conferenza al Grand Hotel. Ultimo atto di Murolo, «l’amico, il fratello, di più», diventato poi rivale. Eppure, quando è rimasto schiacciato dai debiti, aiutato solo dal padre, consapevole d’aver imboccato un vicolo cieco, Lombardi aveva provato a riavvicinare il socio forte di Cassino. «Siamo partiti con l’edilizia popolare, ora abbiamo una “bifamiliare”. Le famiglie le conoscete già».
Il tentativo, a vuoto, di riappacificare le famiglie è stato una delle prime, disperate richieste d’aiuto. Oppure, se volete, trattative. «Televendite», ha spesso detto il patron. Ottobre 2009: da una tv replicava a Cannella che aveva parlato in un’altra. Cannella: «Gli ho detto che c’è una cordata interessata e mi ha chiesto 2 milioni per il 10%. Vuol dire che valuta 20 mln tutta la Salernitana. Gli ho spiegato che tutta insieme non vale più di 1,5. Mi ha detto che ne ha rifiutati 3 per Merino. Ci siamo lasciati sull’autostrada e non l’ho più sentito». Merino: novello marajà, attrattore di fantomatici sceicchi, avrebbe dovuto portare la Salernitana sul porto di Abudabi per avveniristiche costruzioni. Sabato 6 marzo 2010, una fotografia ritrae Lombardi a cena ad Agropoli con uomini Meleam. Parlano di Salernitana. Il giorno dopo, Bacco: «Incontrerò Lombardi per comparare la Salernitana. Cifra tra 8 e 10 milioni».
Su binari paralleli, l’avvocato Sarno e Janich: convocano una conferenza, mostrano fax con dichiarazione d’interesse rimasta tale «perché Lombardi non è interessato». Il 9 marzo, la Meleam scrive il prezzo: «9,5 milioni di euro per le quote e bonus di 1 milione, se l’esito dei contenziosi dà torto al club». Lombardi: «Sono televendite». Mentre i tifosi vanno all’Ance ed espongono lo striscione “Lombardi abbassa le pretese, stringi le intese”, la Meleam incontra De Luca con Di Monda e Bacco. E annuncia: «3 milioni di euro, in tranche, a Lombardi e 5,5 milioni per l’accollo dei debiti». Il 7 maggio, getta la spugna: «Non a conoscenza della richiesta di sequestro avanzata da Murolo: potremmo trovarci un domani col 70% in mano e non con il 100%. Il problema è la buonuscita. Lombardi non si accontenta di 6 milioni ma vuole monetizzare». No problem. Ci sarebbe stato un... Faro nella notte. Andrea Melito, virgulto della Roma bene, attraverso il dj Mammato, amici della capitale, il broker Baioni, ha un contatto con la Salernitana. Finisce tutto in una bolla. A dicembre nuovo assalto, favorito dall’onorevole Vessa ma al gruppo romano Lombardi spara alto. A febbraio arriva zio Joseph. Lombardi al Grand Hotel: «E’ un giorno storico. Vi presento Cala, nuovo proprietario. Preciso che è una persona perbene, imprenditore più solido di me».
Cala dura pochi giorni, il tempo di maneggiare un assegno di uno sponsor, col quale paga anche Fava, Franco e Murolo. Poi spara a zero: «E’ una bomba ad orologeria. Ci sono accordi coi calciatori, nei quali non posso entrare». Lombardi se la riprende d’urgenza. Prova a rioffrirla a Giovanni Lombardi, già sondato l’estate prima: niente da fare. Si affida al rientrante Loschiavo. Impazza il toto trattativa: Agnello, Boldoni. L’unico contatto vero con Vittorio Casale, che però finisce in carcere con l’accusa di bancarotta fraudolenta. Si riparte da Lombardi, si cerca di arrivare a Lo Monaco attraverso Salerno. Si tenta pure la sortita con Rainone. La barca sta per affondare ma si trova un amante degli yacht, Arturo Cesarano. Lombardi prima nega, poi incontra, chiede l’accollo di esposizioni bancarie e del danno della sentenza sul marchio. Alla fine dice: «Non voleva prendere la Salernitana».