Alla Belardi s’insegna a giocare a pallone attraverso il sorriso

Il portiere Emanuele: «L’aspetto educativo è prioritario A breve terremo uno stage con club professionistici»

EBOLI. Emanuele Belardi, portiere ancora in attività (gioca con la Reggina in Lega Pro), ha rilevato, sull'orlo del fallimento la Nagc Pezzullo per creare l'omonima scuola calcio. La struttura principale si trova ad Eboli, in località Casarsa e l'obiettivo principale «di quella scelta d'amore per la mia terra d’origine» era quello di «dare un'opportunità, ma soprattutto, di cercare di togliere dalla strada i bambini, cosa che ritengo importante, soprattutto al sud, insieme all’aspetto educativo».

Ma un professionista come lei, che ha giocato per tanti anni in serie A, cosa può dare in più ai ragazzi della provincia?

«A breve, quando il tempo sarà più clemente, organizzerò uno stage con due società professionistiche di una certa rilevanza. Sarà un momento importante che coinvolgerà anche altre scuole calcio della zona. Una opportunità che diamo a tutti i ragazzi che spesso sono costretti ad andare lontano per farsi visionare».

Come fa a seguire la sua scuola calcio visto che è impegnato lontano da Eboli?

«Io torno a casa spesso e cerchiamo di programmare il futuro e gli allenamenti da svolgere. I bambini, a mio avviso devono imparare coordinazione ed iniziare a sviluppare il loro corpo. Anche la comunicazione è importante. La tattica, a mio avviso, va insegnata dagli allievi in poi, perché il calcio, nel senso pieno del termine, va fatto successivamente, prima deve essere solo un sano divertimento. Non voglio che ci sia troppo accanimento per il risultato. Ripeto, fino ad una certa età è importante divertirsi, imparare come muoversi e la tecnica. Credo che la tecnica sia importante, come lo è alla scuola elementare imparare a leggere e scrivere. Ho in mente di apportare molte modifiche, a 360 gradi, ma a me non piace fare chiacchiere, per cui preferisco mettere in pratica le cose che penso, invece di parlarne solo».

Rispetto a quando si allenava lei, oggi cosa è cambiato?

«Tanto per cominciare,i campi oggi sono in sintetico e l'utilizzo delle tecnologie ha migliorato lo studio sui giovani. Ieri c’era più improvvisazione, oggi si è più meticolosi su tanti aspetti. Ma rispetto al passato, i bambini sono distratti da tante cose. Hanno più possibilità di far qualcosa di diverso, i tempi sono cambiati. Una volta il pallone era il centro di interesse principale, ne bastava uno per rendere allegra una giornata».

Ha un messaggio per i genitori che spesso sono l'anello debole della fortuna dei propri figli?

«I bambini sono il nostro futuro e attraverso un sorriso si può dare e ottenere molto. Ogni cosa dovrebbe essere fatta col sorriso. Io non sono padre la cosa migliore per i figli è lasciare far loro quello che preferiscono senza assilli».
Che emoziona si prova a vedere un suo atleta tra i professionisti?

«Qualche giorno fa passavo per il centro di allenamento di Reggio Calabria, dove si allenano i baby, ed ho visto un mio ex allievo, Maiorano. Sembrava di rivedere me da bambino quando mi trovavo liìe cominciavo il mio percorso verso il professionismo. Questa cosa, non la nascondo, mi ha emozionato, soprattutto perché è il mio ultimo anno da calciatore, per cui questa immagine mi ha riportato al mio passato, mi è sembrato di rivedere i sacrifici e le difficoltà, ma anche le tante soddisfazioni. Col sorriso si ottengono risultati incredibili!».

Alfonso Pierro

(13 - continua)

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