Alberto deve giocarsela Il 4-3-3 è la sua filosofia

Lo ha avuto per anni come vice alla Lazio e ne descrive il profilo umano e tecnico «Ha il vantaggio di avere un rapporto diretto con Lotito, dimostrerà il suo valore»

SALERNO. Da un ex laziale ad un altro. Doveva essere Simone Inzaghi, poi c’è stato Sannino ma le dimissioni del tecnico consentono alla panca granata d’assumere le sfumature di biancoceleste che in estate parevano ormai cosa certa. Alberto Bollini è il nuovo allenatore della Salernitana: lui che per anni ha scrutato dal mondo della Primavera i segreti di Edy Reja. Suo vice alla Lazio, e poi all’Atalanta.

Reja, chi è Bollini?

Lo conosco benissimo e tra me e lui non c’è solo stima personale, ma anche tanto affetto umano. Alla base di un rapporto fiduciario, tra due allenatori che condividono un’esperienza, non può che esserci sintonia e tra di noi questo elemento non è mai mancata.

Il regista di questa fusione fu Lotito.

«In realtà, quando arrivai alla Lazio, per sostituire Petkovic, Bollini era già lì. Io sapevo già tanto di lui, perché avevo avuto modo di apprezzarlo nel tempo per quel che aveva dimostrato con la Primavera. Fu meccanico per me chiedergli di affiancarmi. E la quotidianità aiuta a conoscersi meglio, a verificare, per l’uno e per l’altro, se le impressioni iniziali sono quelle giuste.

L’ha voluto con sé anche all’Atalanta.

«È stato un periodo egualmente intenso e felice, nel quale soddisfazioni ne abbiamo colte. È stato fatto un ottimo lavoro, nel contesto di un club assai organizzato.

Bollini dice di essere un uomo di campo. È così?

Ha la passione dentro, è uno studioso attento di tutto ciò che lo circonda e lo aspetta. Un maniaco che tende alla perfezione o, se volete, all’ossessione. Ma nell’accezione positiva del termine. E' tutto finalizzato alla partita che verrà, più in generale alla costruzione di un’idea di calcio che ha già dimostrato di voler improntare su un modulo, il 4-3-3, che ha portato i suoi frutti. Bollini si è costruito partendo dal basso e quello è un percorso che aiuta.

Salerno è una piazza difficile da domare.

Ma lui ha alle spalle una società che l’ha voluto, conoscendolo di persona. Un aspetto per niente irrilevante, anzi direi decisivo. Si parte con il vantaggio di un rapporto diretto con la proprietà che in parte già lo conosceva, fondato su una fiducia che è consolidata.

A Lecce l’ultima esperienza da solista. Adesso, dopo Bergamo, torna su una panchina di un certo spessore.

Già in avvio della sua carriera aveva avuto modo di fare diverse esperienze, poi le circostanze della vita hanno modificato il percorso: ma ha tanti e tanti anni di esperienza, e quindi saprà gestire situazione e derivanti pressioni. E poi chi ha avuto modo di misurarsi a Roma e Bergamo s’è fatto la corteccia: non pensate che altrove si viva su una nuvoletta, questo accade solo ed esclusivamente se si vince sempre.

Essere il vice di Reja significa anche essere “protetto” da chi fa da parafulmine. È cosi?

E che vuol dire? In gruppo si assorbono le varie vicende, si vivono tutte assieme. La sorte è comune. E lui s’è saputo meritare questa chiamata. Che è prestigiosa, perché Salerno è una piazza di assoluto livello.

Dovesse dirgli una cosa, un consiglio?

Giocatela come sai, è la tua grande occasione. Poi, conoscendoci, entrambi sappiamo che nel calcio è meglio non sbilanciarsi troppo, specie a parole e non è solo una pura questione di scaramanzia: il destino degli allenatori, maledizione, è legato al campo. Ma Bollini è un allenatore meticoloso, una scelta che non ha avuto bisogno di alcuna riflessione, perché Lotito di lui sa quanto deve. Da sabato guarderò con sempre maggiore attenzione le partite della Salernitana in tv.

Paolo Giordano

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