L’INTERVISTA

Agostinelli “rivede” il passato «Menichini è il tecnico ideale»

SALERNO. Mister Agostinelli, questa Salernitana quanto somiglia alla sua che volò in B? «Stessa radice: squadra esperta che non darà spettacolo ma non è obbligata perché deve vincere e non le...

SALERNO. Mister Agostinelli, questa Salernitana quanto somiglia alla sua che volò in B?

«Stessa radice: squadra esperta che non darà spettacolo ma non è obbligata perché deve vincere e non le importa il resto. Se reggerà insidie e curve di un torneo lungo, arriverà al traguardo da protagonista perché è piena di gente col dna della vittoria».

Può arrivare prima?

«È presto: Benevento e Catanzaro, col Lecce, sono ad un passo. Noi ci staccammo alla 13esima battendo l’Ancona che aveva cominciato con le marce alte. Se questa Salernitana ha già piazzato l’allungo significa che ha già equilibri consolidati e sta bene da un punto di vista psico-fisico, perché vincere aiuta a vincere. Nel frattempo, ha la marcia in più del pubblico: i tifosi fanno tanto, l’Arechi incute timore e noi con l’Ancona vincemmo davanti a 18mila persone...».

Mette pure pressione?

«Menichini è allenatore bravo, flemmatico, ha serenità dentro, la trasmette. I momenti critici in un torneo non mancano ma in quei momenti bisogna non prendersi troppo sul serio e farsi scivolare le cose addosso. Passato il buio, ritornerà la luce: ecco la ricetta. La pressione a Salerno è pressione positiva: una città che vive di calcio aiuta i giocatori, evita che si adagino inconsapevolmente, funge da sprone per un tecnico perché se fai bene in granata poi hai crediti importanti da spendere».

Questa Salernitana è senza il bomber, sulla carta. Lei aveva Di Napoli: fa differenza?

«Si vince con lo stoccatore e si vince con un gruppo di giocatori che assicurino una certa media gol. Negro, Gabionetta, Calil, Mendicino, Ginestra: ragazzi, quanti ne volete? Di Napoli all’epoca fece il suo bel campionato ma si vince specie con la difesa. Chi conquista il campionato ha una difesa, di solito, prima o seconda in classifica per gol subiti. Noi l’avevamo bella tosta».

Una gara che vinse... con la difesa?

«A Lucca. 2-0 contro una squadra sbarazzina e giovane ma soffrimmo da matti e resistemmo. In trasferta inoltre si misura anche la personalità di una squadra».

Granata vittoriosi nelle prime 3 esterne. Significa?

«Carattere e spina dorsale: Gori in porta, Lanzaro e Trevisan stopper, Pestrin con Favasuli a far da cerniera, davanti Negro, Gabionetta e Calil. Poi tutti gli altri che non sarebbero riserve altrove. È una squadra da B. Se regge il ritmo e fa l’andatura, nessuno la fermerà».

Pure questa, come la sua, allestita da Fabiani. Poi lei perse a Taranto e si aprì la botola. Lo “rimprovera” ancora all’amico ds?

«Acqua passata, anzi gliel’ho sempre detto che non me ne sono fatto un cruccio perché per me resta un direttore - generale, non solo ds, in quanto bravo anche a governare le squadre e la vita di campo - forte, importante, esperto, che sa fare alla grande il suo mestiere. Dopo Taranto, a febbraio 2008, successe che imbarcavamo gol facilmente, perdemmo la seconda gara in 4 turni, era un mese che non si vinceva e decisero di cambiare. Me ne feci una ragione: esoneri e subentri fanno parte del gioco». (p. t.)