IL LIBRO

Volti e storia di Amalfi negli scatti di Fusco

Da Jacqueline Kennedy ai matrimoni: in un volume curato da Claudia Bonasi il lavoro del fotografo “ufficiale” della città

Un flashback che riannoda e ravviva la memoria. È l’obiettivo di “Amalfi anni ’50 e ’60 - Alfonso Fusco, fotografo” - curato da Claudia Bonasi, con l’antropologo Vincenzo Esposito che ha firmato l’introduzione del libro e l’editore, Antonio Dura (Puracultura) anima del progetto - che raccoglie oltre 200 immagini che sarebbero rimaste sepolte sotto la caligine impietosa del tempo se non fossero stati rinvenute durante il lockdown e poi digitalizzate. L’autore degli scatti è un fotografo professionista, Alfonso Fusco, scomparso l’11 marzo del 2017, mentre chi ha deciso di valorizzarne l’archivio post mortem è stata la sua famiglia. Il libro ha accompagnato la mostra che ha riscosso un enorme successo di critica e pubblico e fortemente voluta dal sindaco di Amalfi, Daniele Milano, insieme all’assessore alla Cultura, Enza Cobalto, sotto il patrocinio del Centro di Cultura e Storia Amalfitana.

Claudia Bonasi, come nasce un libro di sole fotografie e quale la sua utilità?

Nasce dalla voglia di non dimenticare il passato, ma soprattutto dalla necessità di dare il giusto valore alle radici, per vivere meglio il presente e il futuro. La sua utilità è nel coagulare intorno a sé la memoria, la capacità di raccontare e raccontarsi, il desiderio di passare il testimone alle generazione future senza dimenticare da dove si viene.

Chi era Alfonso Fusco?

Alfonso Fusco, classe 1938, era il secondo figlio dei sei nati dalla madre Giovanna Mostacciulo e dal padre, Pasquale Fusco. Da ragazzo si iscrisse a ragioneria a Salerno ma poco più che adolescente si innamorò dalla fotografia: lungo il percorso per arrivare a scuola faceva spesso tappa in via dei Mercanti, attratto dal negozio del fotografo Apicella, che lo iniziò a questa professione, svelandogli i trucchi della camera oscura. Il giovanotto - intelligente e intraprendente - capì che l’era dei vecchi fotografi amalfitani, ormai anziani, era al tramonto, decise dunque di gettarsi a capofitto in quella professione che lo avrebbe portato giovanissimo a diventare il fotografo di riferimento per tutti gli eventi di Amalfi e dintorni.

Non un semplice fotografo però perché nonostante i mezzi non fossero quelli digitali di oggi riusciva a trasformare gli scatti in quadri viventi...

L’archivio rinvenuto dalla famiglia Fusco annovera migliaia di negativi: matrimoni e battesimi, cantieri edili e ballerine dell’Africana, scene di vita quotidiana, fototessere, Fusco catturava abilmente il mondo che lo circondava in scatti indimenticabili, riuscendo a cogliere l’anima delle persone, la tipicità dei luoghi, il nuovo che avanzava. Ben presto la sua vecchia macchina fotografica venne sostituita da una Rolleiflex, aprì un negozio che divenne punto di riferimento per ritratti d’autore: divenne così il testimone dei più importanti eventi di Amalfi tra gli anni ’50 e ’60, tra cui anche l’arrivo ad Amalfi della moglie di John Fitzgerald Kennedy, trentacinquesimo presidente degli Stati Uniti d’America, Jacqueline, giunta in Costiera Amalfitana con la figlia Caroline, all’inizio degli anni ’60. Ma ciò che colpisce è la lunga galleria di ritratti, dove la gente che il fotografo immortalava si recava al negozio con “vestito buono”, perché all’epoca farsi fotografare era un evento eccezionale, - matrimoni e comunioni - o per necessità legate alla produzione di documenti personali: in quest’ultimo caso la fototessera di Fusco era quella che avrebbe accompagnato la persona per sempre.

Gli scatti di Fusco ci raccontano di Amalfi ma anche dell’Italia che si provava a rialzare dopo il secondo conflitto mondiale...

Sì, anche come arco temporale le foto di Fusco raccontano l'immediato dopoguerra e la voglia di riprendersi la vita. La presenza di Jacqueline Kennedy non era un caso. La foto di copertina del libro la dice lunga: Jackie è in Italia, visita il Duomo di Amalfi, la sua presenza conferma i buoni rapporti del Belpaese - all’epoca il presidente era Gronchi, tra i fondatori della democrazia cristiana - con l’America, un’alleanza valida anche per tenere lontano lo spauracchio del comunismo in un momento in cui il nostro Paese non navigava nella ricchezza.