«Vi racconto il mio Sud»

Lo scrittore Carmine Abate ospite degli Stati generali della letteratura di Pollica

di ANTONIO CORBISIERO

L’em. igrazione, il Sud, i libri, sono i temi degli Stati generali della letteratura del Sud in corso a Pollica. Carmine Abate è uno degli ospiti. Nato a Carfizzi, in provincia di Crotone, ha studiato in Italia e si è laureato all’Università di Bari. Successivamente ha vissuto in Germania con il padre; ha lavorato in una fabbrica ad Amburgo e, da oltre dieci anni, vive nel Trentino, dove esercita la professione di insegnante. Ha cominciato a scrivere a 16 anni e nel 1991 è uscito il suo primo romanzo “Il ballo tondo”, attualmente alla terza edizione (Oscar Mondadori, 2005). Il suo capolavoro, che vince il premio Campiello 2012, è il romanzo “La collina del vento” (Mondadori, 2012). La sua ultima opera è “La felicità dell’attesa” (Mondadori, 2015) un appassionato apologo sulle partenze e i ritorni, sugli strappi e i sotterranei legami tra le generazioni, sui tempi della vita e sull’amore che può sopravvivere alla morte. A breve uscirà il suo nuovo romanzo. Questa sera ad Acciaroli, alle 21,30, in piazza Vittorio Emanuele, Abate terrà un reading-spettacolo basato sul suo romanzo “La felicità dell’attesa” con la sua voce narrante e la musica di Cataldo Perri (chitarra battente e voce), Piero Gallina (violino e lira calabrese), Enzo Naccarato (fisarmonica), Checco Pallone (chitarra e tamburello). “Un’incursione nella storia, nelle tradizioni e nei sogni del Mediterraneo, con particolare riferimento alla minoranza arbëreshë di Calabria”.

Lo spettacolo è uno degli avvenimenti degli Stati generali della Letteratura del Sud organizzati da Francesco Durante, che vogliono essere una chiamata a raccolta delle energie intellettuali del Meridione “per ragionare di sviluppo a partire dalle principali risorse disponibili: la bellezza, la storia, la cultura”.

«Sono andato via con mio padre in Germania per lavorare in fabbrica negli anni Settanta – racconta lo scrittore Carmime Abate – Ho vissuto l’emigrazione sulla mia pelle e ho cominciato a scrivere da adolescente, narrando delle vicende di chi era costretto ad andare altrove. Oggi racconto del Sud vivendo al Nord e con gli occhi di chi ha vissuto un periodo storico in cui si andava via per lavorare, dopo la grande emigrazione del Novecento nelle Americhe».

Quale è il libro che lo ha portato al successo?

«“Il ballo tondo”, ma sicuramente “La festa del ritorno”. In questo racconto di un padre e di un figlio, porto la temperatura della narrazione e quella della sua lingua a un punto di perfetta fusione. Ho scritto un romanzo sospeso tra il realismo di vite scandagliate nella loro quotidiana fatica e l’incanto che nasce dallo sguardo di un bambino. Marco, il giovane protagonista di queste pagine, dà voce per noi alla meraviglia di crescere in una terra piena di profumi e sapori la Calabria arbëreshe, e insieme racconta lo struggimento e la rabbia per la lontananza del padre emigrante. Saranno proprio le parole nate intorno al grande fuoco di Natale a suggellare un disvelamento del padre al figlio e del figlio al padre, in un passaggio del testimone tra generazioni che ha il passo epico di una grande favola iniziatica. Insomma questo romanzo, è una indimenticabile storia d’amore, un racconto di formazione e una preziosa testimonianza sulla nostra emigrazione».

E il libro con cui ha vinto il premio Campiello?

«“La collina del vento” è la saga appassionata e coinvolgente, epica ed eroica di una famiglia che nessuna avversità riesce a piegare, che nessun vento potrà mai domare. I ricordi condivisi sulla “collina del vento” costituiscono le radici profonde della famiglia Arcuri, che da generazioni considera il Rossarco non solo luogo sacro delle origini, ma anche simbolo di una terra vitale che non si arrende e tempio all’aria aperta di una dirittura etica forte quanto una fede. Ho scritto un romanzo dal ritmo serrato e dal linguaggio seducente, che parte da Alberto, il tenace patriarca, agli inizi del Novecento, passa per i suoi tre figli soldati nella Grande Guerra e per tutte le sue donne forti e sensuali, e giunge fino a Umberto Zanotti-Bianco, all’affascinante Torinèsia e all’ultimo degli Arcuri, uomo dei nostri giorni che sceglie di andare lontano».

E stasera ad Acciaroli il suo ultimo libro “La felicità dell’attesa”, diventa uno spettacolo....

«Nel libro racconto di Carmine Leto, il nonno paterno di cui porto il nome. La saga abbraccia quattro generazioni della famiglia Leto, più di un secolo di storie e tre continenti. Come “La collina del vento” era la storia di una famiglia che rimane e resiste, così “La felicità dell’attesa” racconta i destini di quanti lasciarono le sponde del Mediterraneo per cercare fortuna altrove, approdando nella “Merica Bona”: una terra dura eppure favolosa, di polvere e grattacieli, sfide e trionfi. È qui, negli States, che un ragazzo partito nel 1903 dal paese arbëresh di Carfizzi, la mitica Hora, può diventare un campione di bowling: Andy “The Greek” Varipapa».

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