«Vi racconto il lavoro precario»

Gianluigi Paragone domani a Salerno per presentare il libro Gang Bank

La sola medicina è la Costituzione, perché «ci stanno fregando i soldi». E’ il grido d’allarme lanciato da Gianluigi Paragone (foto), giornalista di La7 e conduttore del programma televisivo La Gabbia Open, nel suo libro Gang Bank – Edizioni Piemme. Il libro sarà presentato domani, alle 18, alla Mondadori di Salerno. Gang Bank è una copula finanziaria, i cui attori principali sono banche centrali, agenzie di rating e assicurazioni finanziarie. Ma Gang Bank è anche un nemico invisibile, il cui vessillo è il costante richiamarsi alla modernità, in nome della quale intende modificare, o comunque aggirare, la Costituzione.
«Gang-Bank - spiega Paragone - è un sistema finanziario, che è diventato, addirittura, l’anima della politica ed ha sorpassato persino la nostra Costituzione. La classe politica ha la responsabilità di essersi prestata a questo sistema ed aver consentito lo svuotamento dei diritti costituzionali».
L’autore spiega che la crisi che stiamo vivendo è tutta interna a questo sistema: «si può definire forse moderno un paese che ha azzerato i diritti dei lavoratori, privandoci persino del lavoro?» si chiede l’autore. O, ancora, è forse moderno un paese in cui «il welfare passa dalle precarie mani pubbliche ai cartelli finanziari?». Il libro di Paragone si sofferma anche sul problema occupazionale italiano, soprattutto sulla disoccupazione giovanile – che ha colpito in misura maggiore la fascia d’età dai 25 ai 34 anni -, e che ha investito il nostro paese, in cui la flessibilità è diventata ben presto “ordinaria precarietà”. A partire dal pacchetto Treu al Jobs Act con cui è stato riformato il mercato del lavoro, la nostra è diventata l’epoca degli stagisti, dei poco regolamentati voucher e della generazione Erasmus, nati allo scopo di favorire l’accesso dei più giovani al mondo del lavoro, ma che ben presto hanno assunto il carattere del lavoro “nero” legalizzato, e nulla di più.
Appare a dir poco penosa la storia di Daniele – così come tante altre storie descritte dal libro – 36enne di Torino e laureato, il quale decide di firmare un contratto di collaborazione con Fedora, una startup che si occupa di spedizione di cibo a domicilio. E’ un lavoro provvisorio finché non troverò qualcosa di meglio, così dice. Invece non è quello che accade, anzi vedrà, addirittura ridursi il proprio compenso. Questa è la cosiddetta “Gig economy” - così la definisce l’autore -, la cultura del “lavoretto”, un modo come un altro per barattare ogni futura ambizione in cambio di un minuscolo presente, a causa dell’assenza totale di qualsiasi garanzia. Così come la storia, ancor più tragica, di Michele, suicida all’età di 28 anni, il quale lascia una lettera che i genitori rendono pubblica, affinché possa richiamare l’attenzione dei media, delle istituzioni e della politica.
Infine, l’invito del giornalista a superare le politiche neoliberiste e a ripartire dalla gestione pubblica, cioè dallo Stato, anzi ancora meglio dalla Costituzione Italiana.
Luigi Somma
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