«Vi racconto il dolore dei tanti che sbarcano nella mia Lampedusa»

Pietro Bartolo coordina da 25 anni i primi soccorsi sull’isola «Ho sepolto una donna con la sua bimba legata al cordone»

di MARCELLA CAVALIERE

Standi. ng ovation ieri nell’aula magna del campus universitario di Fisciano per il medico Pietro Bartolo.

Il coordinatore per le attività sanitarie di accoglienza per immigranti clandestini che sbarcano a Lampedusa è stato accolto tra applausi e commozione sotto gli occhi emozionati dei neolaureati in Medicina e Odontoiatria dell’Università degli studi di Salerno, che ieri hanno prestato fedeltà al giuramento di Ippocrate esprimendo tutta la loro dedizione ai dettami del dover essere un buon medico.

E il giuramento è avvenuto in presenza del massimo esempio di umanità e professionalità a cui i futuri giovani medici dovranno ispirarsi. Tutte le autorità, civili e religiose, i docenti, i neolaureati e gli studenti dell’ateneo si sono alzati in piedi quando Bartolo è stato invitato a ritirare il premio di Medico dell’anno, per il suo impegno umano oltre che professionale, conferitogli dal presidente dell’Ordine dei Medici, Bruno Ravera, nell’ambito della seconda giornata della 17esima edizione de “Le Giornate della Scuola Medica salernitana”.

Nell’aula è calato il silenzio quando il medico ha iniziato a raccontare quello che i suoi occhi vedono di continuo ormai da «circa 25 anni a Lampedusa, considerata la porta dell’Europa dove passano tutti per lasciare le zone da cui provengono, cioè l’inferno».

Questa è stata la premessa, poi le sue parole e alcuni filmati proiettati hanno dato idea delle condizioni disumane in cui arrivano i profughi, toccando il cuore di tutti nell’aula magna più che mai gremita. «Le donne subiscono di tutto, vengono tutte violentate. Quelle incinte o le partorienti subito vengono trasportate in ambulatorio. Certe volte non vogliono neanche vedere i loro figli perché non sanno chi è il padre».

Bartolo ha raccontato di essersi occupato anche di una tredicenne che era stata violentata da cinque uomini. «E le donne che non rimangono incinte sono state ugualmente stuprate, è stata solo iniettata loro una sostanza che blocca l’ovulazione. E in quel caso sono donne che non sono affatto considerate, perché non servono neanche per fare le prostitute».

Il medico ha spiegato ai futuri dottori cos’è la “malattia del gommone”, di cui spesso sono vittime le donne che per prime mettono piede nei barconi. «Passano giorni e giorni tra la benzina, con i figli tra le braccia, si ustionano a causa del contatto con la miscela e arrivano gravemente ustionate». In un’occasione Bartolo ha disposto nella stessa bara bianca una mamma e una figlia legate ancora dal cordone ombelicale. Tra i video proiettati anche alcune scene di “Fuocoammare”, il film documentario di Gianfranco Rosi che ha tra i protagonisti proprio il medico di Lampedusa impegnato in prima linea sul fronte della prima accoglienza, esempio di profondo valore umano e sociale della medicina per cui il presidente Ravera ha scelto di premiarlo.

Sono stati consegnati altri quattro premi ad altrettanti medici che si sono distinti nella loro professione Immacolata De Vivo di Boston ma originaria di Sarno, Adolfo Ferro, Giorgio Gastaldi, Luigi Califano, oltre al premio consegnato alla giornalista Manuela Lucchini.

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