Vallo, emozioni di un viaggiatore 

Ha l’aria civettuola della città e sogna in grande 

Fu la città dei miei primi studi nel Seminario Diocesano, dove la scuola era rigorosa e la retta compatibile con le limitate risorse delle famiglie dei contadini. Mi è rimasta nel cuore. Ci torno spesso quasi a recupero di memoria lontana che ha ancora forti richiami sulle colline dei dintorni verso Novi, Cannalonga, Pellare, a monte, e Pattano, a valle, dove nei giorni di sole eravamo impegnati nella passeggiata quotidiana sotto l’occhio vigile dei “prefetti”. E’ punto di riferimento del Cilento interno. I pullman vi scaricano ogni mattina migliaia di studenti. Gli avvocati ne affollano il tribunale. I parroci ne frequentano la Curia Vescovile. Medici ed ammalati ne animano le corsie d’ospedale. I contadini vi espongono le primizie d’ortofrutta dei loro coltivi fecondi. Ha l’aria civettuola della città ed ha sognato da sempre di recitare il ruolo di capoluogo della sesta provincia della Campania.
E’ Vallo della Lucania, che conserva nel Dna tracce di grande storia e si rinnova, espandendosi, a valle e a monte, con una urbanizzazione intensiva, spesso brutta e di rapina. Ha un centro storico prevalentemente intatto, compatto intorno all’antica cattedrale di San Pantaleo, dove vescovo e canonici reiterano, nel fasto dei paramenti, la ritualità delle feste, quando ne fuoriescono ad animare con colorate processioni le vie cittadine. L’ampia ed ariosa piazza con portici ad esposizione di negozi con vetrine ben fornite è, spesso, “struscio di vanità” per coppie giovani e meno giovani, a gara di protagonismo di provincia. I bar accoglienti sono affollati, a tutte le ore, da perdigiorno dalla chiacchiera facile e da “intellettuali” in vena di confidenze. Non mancano bei palazzi gentilizi, che hanno fatto la storia delle famiglie di censo e di casato, orgogliose di masserie di campagna a dominio di latifondi. In uno dei palazzi storici è sistemato il Parco Nazionale con gli uffici di Presidenza e Direzione e l’esercito dei dipendenti. Dall’alto dei suoi 1700 metri il Santuario del Gelbison incombe e protegge paesi e campagne da quando i monaci basiliani vi trasferirono, con il carico prezioso di sacre icone e libri di preghiere, il culto della Vergine Odighitria. E’ un altro vanto dei Vallesi, che ne contendono storia e protagonismo a Novi, luminosa di chiese e castello su di un petto di collina, alle spalle. Vallo fu testimone attiva delle rivoluzioni cilentane, soprattutto quella del 1828, che trovò nel canonico Antonio De Luca anima, mente e cuore. Fu moschettato nella Piazza Portanova di Salerno per ordine del feroce Maresciallo Del Carretto. Ma prima passò per il carcere di Vallo, dove un giornalista/scrittore del livello di Charles Didier gli fece visita per testimoniare all’intera Europa la barbarica repressione dei Borbone. I giovani della Proloco ne rievocano, ogni anno, la memoria in un colorato corteo storico dal significativo titolo: “Surgiti a stu paese…”,che è un bell’esempio di come si possa spettacolarizzare la storia senza le sbavature della retorica. Vallo gemma le sue frazioni a monte e a valle. Angellara espone qualche palazzo antico e ville civettuole con giardini ben curati nei recinti lungo la strada verso Pellare; di rimpetto Massa, appartata ed ariosa tra gli ulivi,a minaccia continua di invasione di brutte case per condomini, vanta una bella chiesa dedicata alla Madonna della Vittoria, costruita, nel 1571, mentre infuriava la battaglia di Lepanto. A valle, Pattano rischia l’invasione da espansione urbanistica che mangia, anno dopo anno, campagne ed uliveti a scivolo di ampia vallata. Il Badolato ne feconda i coltivi irrigui per la gioia dei contadini, che fondano speranze di guadagni su prelibatezze d’ortofrutta.
L’Abbazia di Santa Maria testimonia passaggio e storia di monaci italo-greci, che vi esercitarono il governo delle anime e ne fecero un centro di vita culturale. San Filadelfo dorme il sonno dei giusti a gloria di affreschi bizantini di straordinaria bellezza.
E’ ancora tutta da riscoprire la storia della bizantinizzazione del Cilento. E chi volesse tentarne la strada della ricerca, certamente ricca di sorprese, dovrebbe fare tappa, e che tappa!, proprio a Pattano.
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