L'INTERVISTA

Valentina Cirillo: «Io, la fotografa di una Salerno multietnica»

Per tre anni l’architetto ha scattato ritratti ad alcuni degli stranieri che vivono in città

Scatti d’integrazione. C’è molto più di semplici fotografie dietro i click di Valentina Cirillo, giovane architetto cavese che ha immortalato “Gli sguardi di Salerno”. Gli occhi e i volti della city, immortalati nel corso d’una lunga caccia, lunga tre anni, allo sguardo dei tanti “stranieri” che popolano il capoluogo. Ne viene fuori una Salerno multietnica e multicolore. È per questo che c’è molto più d’una fotografia dietro ognuno dei pannelli della mostra (da stasera al “Tozzabancone” di via Duomo) dedicata all’integrazione.

Perché ha deciso di dedicarsi a questo progetto?

L’idea è nata tre anni fa. Ho da subito cercato di mettere in pratica questo mio progetto. Ero curiosa di conoscere di più sulle tante comunità che vivono a Salerno. Ho conosciuto nigeriani, cingalesi, filippini, siriani, cittadini dell’Est europa e marocchini. Una miriade di culture ben inserite nel nostro tessuto sociale, specie i cittadini dello Sri Lanka. Man mano che mi avvicinavo a loro, mi sono appassionata sempre di più. Ho voluto conoscere le loro tradizioni ed abitudini. E la fotografia mi è stata d’aiuto per esprimere quello che riuscivo a scorgere nei volti e nelle parole di queste persone.

A queste foto hanno fatto da sfondo diverse location di Salerno...

Certo. Parco Pinocchio e la zona del lungomare, in particolare. Hanno fatto da modelle anche alcune ragazze marocchine che hanno indossato i loro costumi tradizionali. In molti casi sono nati bellissimi rapporti d’amicizia. Adesso mi invitano nelle loro case, e sono l’unica italiana. Conoscenze che mi hanno arricchita tantissimo, consentendomi di vedere con occhi diversi coloro che alla fine non sono poi così tanto lontani da noi.

Qual è la storia che l’ha impressionata di più?

In particolare sono state colpita dall'esperienza vissuta da una famiglia siriana in fuga dalla guerra, che ha trovato casa a Salerno.

Ha già presentato il suo lavoro?

Sì, per la prima volta in occasione della Festa del Rifugiato che si tenne a Salerno l’anno scorso nella sede dell’Arci. Poi ho esposto in altre rassegne fotografiche. Il mio progetto è in continuo divenire. Integro altri scatti a quelli già realizzati anche perché Salerno mi ispira tantissimo fornendomi sempre nuovi spunti su cui poter lavorare.

Lei è soprattutto un architetto, però...

Certo, anche se considero la fotografia come un altro momento fondamentale della mia vita. Ho conseguito la laurea nel 2007 ed alterno la libera professione con le collaborazioni presso le università di Napoli e della Basilicata. Per quanto concerne la mia passione per gli scatti, sono stata la fotografa principale del “Festival dello Sguardo” di Guardia Perticara. La scorsa estate ho preso parte ad Aliano all’evento “Luna e CalanchI”con alcuni miei scatti. Poi a Matera ho dedicato un libro che ho già presentato al Comune di Salerno e in altri centri del salernitano. Alla stessa città ho dedicato anche una mostra fotografica sul Sud,

Una mission che può arrivare dagli “sguardi di Salerno”?

Il mio sogno è che s’individui in città uno spazio da destinare alle comunità straniere. È così che queste fotografie possono avere un ulteriore sbocco sociale.

Emanuela Anfuso