l’album

Un viaggio onirico e dark dal sapore introspettivo

SALERNO. Nel debut album omonimo dei Rainy Day in Bergen c’è un viaggio lungo un percorso onirico e dark che conduce in Norvegia. Dieci istantanee catturano il clima trasognante e nebuloso che...

SALERNO. Nel debut album omonimo dei Rainy Day in Bergen c’è un viaggio lungo un percorso onirico e dark che conduce in Norvegia. Dieci istantanee catturano il clima trasognante e nebuloso che avvolge la tracklist, una sequenza di brani che è frutto di un percorso prima di tutto introspettivo. Non pesa l’assenza del chitarrista sopperita, in parte, dal tastierista che dimostra piena padronanza sullo strumento su cui alterna momenti di pianismo classico che ci riportano alla lezione del prog, a effetti di synth che invece chiamano in causa la psichedelia. Alla complessità e alla delicatezza del piano fa da contraltare un basso corposo, a tratti distorto e più che presente e tutto è esaltato dal groove dinamico del batterista. L’interplay del trio è il tratto sonoro più bello del disco che ci restituisce un sound compatto, ben oltre i virtuosismi singoli, un discorso maturo. Il disco scorre come in un flusso unico, ininterrotto e nordico, nell’accezione musicale del termine. Non meno complessa è la cover che ci mostra passi che scorrono lungo strade piovose ma luminose, come quelle che attraversano Bergen, la città cui si ispirano. Le incursioni nel prog rock ci fanno pensare ai Pain Of Salvation con cui i Rdib hanno in comune la complessità delle trame melodiche, l’equilibrio, e la potenza sonora. Il disco colpisce inoltre per la perfetta combinazione tra post rock, electro pop, e progressive. A breve, la band uscirà con un nuovo lavoro anticipato dai singoli “Far From The Sun” (brano frutto della collaborazione con il progetto “The Age of the Universe”) e “Bel Canto”.(a.d.v.)

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