Un film ispirato a “Lu cunto”

“Tales of Tales” è firmato dal regista di “Gomorra” Matteo Garrone

di LUCIANA LIBERO

Da Gomorra a "Lu cunto de li cunti". Sembra un salto nell'iperspazio quello dell'ultimo film di prossima uscita di Matteo Garrone ma forse il grand guignol di Saviano non è poi così lontano dai racconti sanguinolenti e truci di Giambattista Basile. Il noto incipit - "In un certo reame, in un certo Stato, c'era una volta" - ci indicava proprio questo: dentro la narrazione siamo al di fuori del tempo e dello spazio e il passaggio dalla dura epopea criminale al "Cunto" sembra voler andare alle radici di una lunga storia. In arrivo il 14 maggio sugli schermi italiani, "Tales of Tales" , il "Racconto dei racconti" di Garrone, interpretato da un cast stellare, Vincent Cassel, Salma Hayek, Toby Jones e altri attori italiani, con la fotografia di Suschitzky già collaboratore di Cronenberg, girato in lingua inglese in varie "location" del sud, è ispirato alla fantasmagorica opera del '600 le cui fiabe sono all'origine dell'intero sistema favolistico universale, dalla Cenerentola di Perrault alle opere dei fratelli Grimm. Non è la prima volta che il cinema si rivolge a Basile, già Francesco Rosi nel '67 girò "C'era una volta" con Sofia Loren e Omar Sharif, ispirandosi a una delle novelle di "Lu cunto".

Il film di Garrone, alla cui sceneggiatura ha partecipato lo stesso regista, si propone come un grandioso affresco barocco, attraverso le storie di tre regni e dei suoi sovrani, un mondo fantastico in tre episodi, il primo con protagonista Salma Hayek; il secondo con Toby Jones e quindi l'ultimo con Vincent Cassel. Quattro mesi di riprese, un budget importante, un giro vorticoso di personaggi minori e la presentazione al prossimo Festival di Cannes.

"Lo cunto de li cunti overo lo trattenemiento de peccerille" è una raccolta di 50 fiabe in lingua napoletana pubblicata postuma tra il 1634 e il 1636 a Napoli. Nota anche col titolo di "Pentamerone" come il precedente "Decamerone" di Boccaccio da cui trae ispirazione, affida i racconti a dieci narratrici, dentro una cornice che li raccoglie tutti e che ha alla base un dei tipici temi della favolistica: il lieto fine di una contrastata storia d'amore e la riparazione di una ingiustizia. Quella ai danni di Zoza sostituita con l'inganno da una schiava come sposa del principe Tadeo. Narrando narrando, come già Sherazad in "Mille e una notte", Zoza svelerà l'imbroglio e riconquisterà il suo principe. Non prima di averci descritto in una lingua fantastica, storie di fanciulle date in sposa agli orchi, di fratelli che si scannano, di intrighi e intrugli diabolici, di animali mostruosi, e di incantesimi che verranno sciolti dopo infinite peripezie. Ammirato da Croce, oggetto di numerosi studi, l'opera è un prezioso documento sulla lingua napoletana e sulla sua evoluzione. E' il libro di una grande capitale europea attraversata da correnti letterarie e colte di vari paesi, che raccoglie varie tradizioni orali e scritte con una fortissima radice teatrale. Il libro era infatti destinato alla lettura, alla recitazione, all'intrattenimento. Su di esso è stato in gran parte costruito lo schema in. terpretativo di Propp, uno dei massimi studiosi della fiaba, con la rottura dell'equilibrio iniziale, le peripezie dell'eroe, la ricomposizione dell'equilibrio. Alcune trame sono notissime come la "Gatta Cenerentola" che fu utilizzata da Perrault oltre che in un ormai mitico spettacolo di Roberto De Simone, il quale in tempi recenti, nel 2002, ha pubblicato con Einaudi una riscrittura dell'opera di Basile. Basile ci riguarda molto da vicino anche per un importante Parco letterario creato qualche anno fa nel nostro territorio, a Bracigliano e purtroppo fermo dal 2009.

Creato dal Comune, dedicato allo scrittore che aveva ambientato alcuni racconti in quelle terre, aveva trovato casa nel Palazzo De Simone, uno degli edifici storici di grande pregio della nostra provincia, sottoposto ad un'importante opera di restauro e di cui è stato inaugurato lo scorso ottobre l'Auditorium. Quello dei parchi letterari, nato da un'idea di Stanislao Nievo, erede di Ippolito, è un progetto nato negli anni novanta con un cospicuo finanziamento europeo che riguardava soprattutto le regioni del Sud, per attivare poli di attrazione culturale e turistica legati alla letteratura. Sono nati parchi per Corrado Alvaro in Calabria, in Sicilia per Tomasi di Lampedusa, Pirandello, Sciascia, in Lucania a Carlo Levi. Nel salernitano è stato attivato il Parco della Scuola Eleatica a Velia. Il Parco di Bracigliano si estendeva nell'intera Valle dell'Irno e prevedeva l'allestimento di una Biblioteca, un Centro di accoglienza, seminari ed eventi. C'era anche un mensile e una ultima edizione si trova ancora sul sito del Parco, tuttora in linea. Un gioiello prezioso in un territorio poco valorizzato che ha invece importanti risorse culturali e ambientali e in cui il parco avrebbe certo costituito un importante attrattore.

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