Un capolavoro torna a Valva

Rubato nel 1989 a Villa d’Ayala, è stato ritrovato a Roma: vale 5 milioni di euro

SALERNO. La stima è di quasi cinque milioni di euro. Ma il valore artistico - considerando che si tratta dell’opera di uno dei maggiori allievi di Caravaggio - è davvero incommensurabile. E’ il dipinto di Giovanni Battista Caracciolo, detto il Battistello (Napoli 1575 circa - 1635 ivi), rubato nella Villa d’Ayala di Valva e recuperato dai carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale. Ieri a Roma l’annuncio dell’importante ritrovamento, insieme ad altre opere trafugate in tutta Italia e persino in Svizzera. Il dipinto del Seicento raffigura il ‘Compianto di Adamo ed Eva sul corpo di Abele’ e fu trafugato nel 1989 dal castello D’Ayala. La denuncia, che fece avviare le indagini per il recupero della preziosa opera, partì grazie alle fotografie scattate da Vito Falcone, presidente dell’associazione culturale Gozlinus Valva: “Gli scatti sono stati fatti dopo il terremoto del 1980 – spiega Falcone - per denunciare sia il degrado della Villa sia il trafugamento del suo patrimonio artistico”. I carabinieri sono intervenuti dopo una segnalazione partita da un antiquario che diceva di aver acquistato l’opera negli anni passati. Per circostanze ancora del tutto da chiarire – le indagini sono ancora in corso – la tela è passata per diverse mani tra Napoli, Roma e per ultimo la Sardegna, dove il capolavoro del Battistello era finito nel patrimonio di un antiquario-collezionista. Coordinati dalla Procura di Roma, i carabinieri hanno sequestrato il dipinto e perquisito l’abitazione dell’antiquario che sosteneva di aver acquistato l’opera per 60 milioni di vecchie lire. Nel corso delle indagini sono emerse zone d’ombra e modalità singolari di acquisto ancora al vaglio degli inquirenti. Ieri, a Roma, si sono recati l’attuale sindaco di Valva, Francesco Marciello, Vito Falcone e Michele Figliulo, primo cittadino al tempo dell’avvio della battaglia culturale: “C’è ancora una parte del tesoro in esilio, che non può tornare perché il castello porta ancora i segni del sisma, un ulteriore lotto di lavori inizia proprio in questi giorni – spiega Figliulo - Quella del marchese era una pinacoteca con circa 200 quadri. Fra di essi vi era il Battistello Caracciolo ma anche opere di Stanzione, El Greco, Carlo Dolci, Giacinto Gigante, Giuseppe de Ribera, Salvator Rosa”.

Paolo Romano