Un artista per sette scrittori

All’Arco Catalano s’inaugura stasera la personale di Gianpaolo Lambiase

di ALFONSO AMENDOLA

Un pittore per sette scrittori. Il pittore è Gianpaolo Lambiase e gli scrittori sono Barbara Cangiano, Piera Carlomagno, Pasquale De Cristofaro, Claudio Grattacaso, Gerardo Malangone, Marcello Napoli e Corradino Pellecchia. Il tema è di quelli belli ed imponenti "Poseidon. Racconti di dei, semidei, eroi e mostri" ovvero il titolo della mostra di inchiostri che oggi (ore 19) abiterà il suggestivo Arco Catalano di Salerno. Gianpaolo Lambiase insieme a Marcello Napoli (regista e curatore della mostra-reading) sono stati gli artefici di un dialogo continuo e produttivo dove (oltre a coinvolgere nella serata inaugurale i sette scrittori impegnati a leggere i loro racconti ispirati ai lavori dell'architetto-artista) troviamo anche la pianista Elisabetta Redeghieri Baroni, le videoproiezioni di Enzo Rosco e Giorgio Je, mentre l'allestimento e la grafica sono a cura di Giulia Lambiase.

Ma cosa raccontano gli inchiostri e le policromie di Gianpaolo Lambiase? È sicuramente il colore la prima traccia da prediligere guardando la sua opera. Un colore che è racconto di Storia e storie, di passioni e tensioni espressive, di visioni e narrazioni, di mitologie e poetiche, di lievità e maschere, di aquiloni e templi, di astrazioni e divinità. Dove ritroviamo, anche, la più profonda confessione privata o la più pericolosa verità urlata a gran voce. Il tutto visivamente "raccontato" con un processo pittorico/segnico/grafico/citazionista che lavora sull'accumulo, spesso dentro una coltre di manifesta leggerezza, di sperimentazioni "architettoniche", di atteggiamenti giocosi… fino a quasi "elevare l'immaginazione della natura in un coinvolgimento cosmico" (come ha scritto Marco Alfano).

È una mitologia del colore quella che mette in campo Lambiase indicandoci, inoltre, uno sguardo d'artista concreto e sapiente che nel raffigurar la canonicità di un mondo classico emozionalmente c'invita a guardare al nostro presente snodando una visionarietà tanto preziosa quanto rara.

Da sempre colpisce - nella pittura di Gianpaolo Lambiase- la straordinaria competenza nell'inscenare complesse macchine di ricostruzione visiva. Il décor - in tutti i suoi lavori- non è elemento accessorio, ma è il campo (letteralmente!) che attiva la quintessenza del lavoro dell'essere pittore oggi. Attraverso il décor, il pittorico reinquadra il visibile storico e lo rende percepibile.

Infine, la strategia compositiva di Gianpaolo Lambiase è un mirabolante impasto tra differenti stili. Un coreografico mash-up tra differenti sostanze dell'arcaico fondativo: ovvero l'azzardo antico, il primordiale, l'essenziale, l'infantile, il basico, l'originario, il primigenio.

Insomma, ancora un sentire che abita (fin dentro l'ultimo respiro) il percorso visivo di Lambiase. E proprio questo disegnare d'arcaica vitalità ci dona un artista che (appare chiaro) parte, anche, dalla consapevolezza d'esser pittore figlio della nostra contemporaneità. E pur senza voler indagare i lucidissimi presupposti di un metapittorico, la totalità dell'opera di Lambiase, prelude un raccontare continuo ed invita ad un infinito guardare. Ma questo è immaginifico discorso che ben presto andremo a ritrovare in altre "storie" di visioni e scritture...

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