Vini

Tre etichette salernitane nella guida 2017

Menzione per il Costa d’Amalfi Furore Rosso, il Terre Saracene e il Paestum Aglianico

“Un rosso fruttato, slanciato, saporito, equilibrato. Un calice chiama l’altro e non finisce mai di appassionare la sua sapidità, sorso dopo sorso”. Così viene descritto il vino Costa d’Amalfi Furore Rosso del 2015 delle cantine di Marisa Cuomo, una delle TRE etichette salernitane che hanno meritato una menzione ne “La Guida dei vini d’Italia 2017”, nuovo volume della collana Le Guide de L’Espresso in edicola da oggi al prezzo di 18 euro. Trecentotrentasei pagine in cui si elencano, tra gli oltre 20mila vini italiani degustati, i migliori 1.500, scelti in tutt’Italia da un’equipe di esperti. Trecento quelli suggeriti – 100 da bere subito, 100 da conservare e altri cento selezionati per il miglior rapporto qualità/prezzo – carte regionali delle principali Doc e Docg più un’ampia sezione sulla conservazione e sull’abbinamento dei vini, questo e molto altro nel volume che, regione per regione, illustra le eccellenze vitivinicole di ogni territorio. Sessantacinque i vini che, divisi per tipologia e aeree geografiche, tengono alto il nome della Campania, regione di antichissime tradizioni vitivinicole che, nella sua produzione, sta seguendo un andamento ascensionale. Qui la coltivazione della vite è sempre stata favorita dalla forte presenza collinare che occupa il territorio per oltre il 50 per cento.

Un saliscendi in cui sono messi a dimora più di 40mila ettari coltivati in contesti mozzafiato come i magnifici vigneti ai piedi del Vesuvio, nelle isole di Ischia e Capri, nella Penisola Sorrentina. Particolare menzione merita il Taurasi, vino di struttura e longevità, mentre, nel comparto a bacca bianca, si impongono gli autoctoni Biancolella, Forastera e Coda di Volpe ma anche Falanghina e Greco, qui davvero di grande personalità. Molto convincenti, tra quelli suggeriti nella Guida, alcuni assaggi di Fiano nella zona a maggiore vocazione vitivinicola, l’Irpinia.

Interessante il Casertano dove funzionano ancora esemplari di alberate maritate e “documenti” vitivinicoli come il Falerno del Messico mentre, nel comprensorio vulcanico di Roccamonfina bei risultati si stanno ottenendo in materia di Aglianico. E nel Salernitano? A richiamare l’attenzione degli esperti sono stati, oltre il Costa d’Amalfi Furore rosso di Marisa Cuomo (cantina di cui viene segnalato anche il Furore bianco inserito nella lista dei 100 vini da conservare per essere gustato al meglio fra qualche mese) anche il Costa d’Amalfi Terre Saracene 2015 di Ettore Sammarco (“una ventata sulla Costiera che porta all’olfatto profumi salmastri di macchia mediterranea, agrumi e fiori bianchi, la bocca è essenza del sale”) e il Paestum Aglianico Donnaluna 2014 della cantina De Conciliis (“un vino che sfugge territorialmente ai canoni irpini, un concentrato di naturalità e mediterraneità, calore e sole si stringono in abbraccio di frutta scura”). Completamente rinnovata nell’impostazione, “La Guida ai Vini d’Italia 2017” mantiene inalterati la competenza e il rigore che la contraddistinguono da sempre facendone un punto di riferimento autorevole e affermato nel panorama editoriale dell’enologia italiana. I vini prodotti in Italia sono decine di migliaia, diversi per territorio d’origine, vitigni di provenienza, tecniche di vinificazione. Ma soprattutto si dimostrano anno dopo anno in continua evoluzione e in costante crescita quantitativa. Di pari passo l’appassionato lettore-consumatore si è fatto più attento, competente ed esigente. Perciò si è sentito il bisogno di creare un sistema di degustazioni, valutazioni e segnalazioni in grado di essergli d’aiuto e supporto, scrupoloso, efficace senza essere saccente. Insomma, tutta la verità, con severità. (re. cro.)

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