MUSICA

Tra moresche e villanelle, l’album della Nccp

La Nuova Compagnia di Canto Popolare, nel lavoro che sarà presentato il 25 gennaio, evoca le atmosfere del Cinquecento

Preannuncia ritmi caldi e poesia il titolo dell’ultimo lavoro della Nuova Compagnia di Canto Popolare. “Napoli 1534. Per moresche e villanelle” è il nuovo cd, che sarà presentato in anteprima nazionale il prossimo 25 gennaio, alle ore 21, all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Da più di cinquant’anni il gruppo più longevo della scena musicale italiana fa ballare intere generazioni, con esibizioni in tutto il mondo. La loro terra d’origine, la Campania, li ama da sempre. Dalla provincia di Caserta, al beneventano, da Salerno all’estremo confine del Cilento, piazze e teatri hanno ospitato e applaudito le centinaia di migliaia di concerti ed emozioni che hanno saputo regalare a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di assistere a un loro live. Con alle spalle numerosi album, nei quali hanno ripercorso le molteplici declinazioni di una musica aperta a infinite suggestioni, la Nuova Compagnia di Canto Popolare ora ritorna alle origini innestando la sua nuova proposta artistica sulla rivisitazione di un antico codice di villanelle e moresche che, di brano in brano, evoca le atmosfere della prima metà del Cinquecento quando Napoli era una delle più vivaci capitali europee, in quell’incrocio tra colto e popolare, in quel continuo intreccio di registri espressivi diversi, variopinti, unici. Ha una grande forza espressiva, suoni e armonie ricolme di echi di disparata origine, il nuovo cd della Nccp che fin dal titolo, “Napoli 1534. Tra moresche e villanelle” (Squilibri editore), rimanda con qualche licenza artistica a un’antica raccolta di villanelle che costituisce il punto di partenza e l’innesco di una più ambiziosa e complessa ricerca artistica. Con la sapiente architettura ritmica e armonica di Corrado Sfogli, che firma anche lo scritto introduttivo, il gruppo non dimentica infatti la lezione di padri e maestri: evita così l’aridità di un ricalco stilistico, peraltro impossibile, e si impegna in una rielaborazione originale dei materiali storici grazie anche alla straordinaria bravura dei musicisti raccolti attorno alla figura carismatica di Fausta Vetere e alla vocalità di grande esperienza di Gianni Lamagna. Sfogli ha scritto il brano introduttivo nel vernacolo dell’epoca immedesimandosi nei panni di Ferrante Sanseverino. Uno scritto che suggerisce l’orientamento complessivo del lavoro, ed evidenzia le potenzialità di un linguaggio musicale che, di origine popolare, assurge ad una fattura di matrice colta per esprimere istanze di respiro universale nelle quali si fondono anche suggestioni esoteriche di derivazione filosofica. Nipote di Ferdinando il Cattolico, l’ultimo principe di Salerno, prima di cadere in disgrazia a causa della sua contrarietà a introdurre nel Regno di Napoli l’Inquisizione spagnola, nel suo palazzo a Napoli, l’attuale Chiesa del Gesù Nuovo, si era infatti circondato di artisti, filosofi e letterati, dando largo spazio a quelle forme musicali che, dalle villanelle alle moresche fino alle tarantelle, aveva colto direttamente per le strade, i vicoli e i mercati di Napoli, restando affascinato dalla grande vivacità e straordinaria forza espressiva di quelle “invenzioni” popolari. Anche per queste ragioni “Napoli 1534” appare il concentrato di una storia ultradecennale che sorprenderà per la felice combinazione di suoni e ritmi, pensieri ed emozioni nel delicato equilibrio tra ricerca e innovazione. All’Auditorium Parco della Musica di Roma, in un concerto la Nuova Compagnia di Canto Popolare riproporrà i nuovi brani e alcuni di quelli che li ha consacrati nel mondo come gli interpreti più rappresentativi della musica partenopea. Fondato nel 1967 il gruppo musicale al quale uno dei fondatori, e cioè Carlo D’Angio, dette il nome di “Nuova Compagnia di Canto Popolare”. Oltre che da Pasquale Ziccardi, voce e chitarra basso, l’attuale formazione è composta da Fausta Vetere , Corrado Sfogli, storici componenti, Gianni Lamagna, Michele Signore, Mario Sorrentino e Carmine Bruno.

Marianna Vallone