Salerno

Torna “Processo a Gesù” e nel duomo scocca l’ora della verità ferita a morte

Stasera la rappresentazione del dramma di Diego Fabbri sul giudizio più ingiusto e controverso della storia umana

SALERNO. Condannato dagli ebrei, messo a morte dai romani: a più di duemila anni di distanza resta uno dei più controversi della storia il “Processo a Gesù” che andrà in scena, questa sera (martedì 11 aprile, ore 18,30), nella cattedrale di San Matteo. Fu denunciato al Santo Uffizio dall’Alleanza Cattolica Tradizionalista il testo originale del lavoro di Diego Fabbri, accusato di “offesa alla religione e istigazione all’odio sociale”.

A oltre 60 anni dalla prima messa in scena, sul palco del Piccolo Teatro di Milano, datata 2 marzo del 1955, il regista Rodolfo Fornario si confronta con uno spettacolo non facile che nasce da un groviglio di emozioni, certezze e dubbi e in cui le domande si mescolano alle risposte. La storia è quella di una compagnia di attori ebrei che mette in scena ogni sera un processo alla figura del Nazareno che aveva turbato l’estabilishment religioso dell’epoca. Insieme, calcano i palchi dei teatri del mondo, analizzando la storia del Messia da una prospettiva giuridica. L’obiettivo è capire se quell’esecuzione abbia avuto una parvenza di legalità o, al contrario, sia stata un crimine efferato perpetrato alla storia dell’umanità. I quattro attori che interpretano i giudici sono Elia e la moglie Rebecca, più la figlia Sara, vedova di Daniele, e Davide. I ruoli dei quattro cambiano ogni sera: Elia è il giudice, mentre gli altri difendono Caifa, Pilato e Gesù stesso. Un quinto si occupa dell'accusa. Al rifiuto di Sara di difendere Pilato, ruolo che le tocca la sera della rappresentazione, dal pubblico viene scelto un quinto giudice a coprire il posto vacante di Daniele. Durante l'intermezzo veniamo a scoprire che Sara è vedova a causa di Davide, che consegnò Daniele, l'ex marito di lei, ai nazisti, accusandolo di essere ebreo. Intrighi, bugie, patti e promesse si susseguono e si accavallano a quelle dei personaggi protagonisti.

La rappresentazione è a cura dell’associazione teatrale Arcoscenico che da circa cinque anni, in concomitanza della Pasqua propone una delle opere teatrali italiane maggiormente rappresentate al mondo. La particolare impostazione dell’opera di Fabbri fa sì che partendo da posizioni, diciamo, ufficiali, i personaggi scivolino verso una dimensione squisitamente umana rivelando debolezze, rimpianti, scrupoli e rimorsi che ancora li attanagliano. In bilico tra ruoli pubblici e debolezze umane vengono ricostruiti i passaggi più importanti della vita di Cristo. In scena: Salvatore Sannino, Alessandra Vispo, Tonia Flomena, Ciro Girardi, Antonello Cianciulli, Ciro Meglio, Antonella Quaranta, Luigi Vernieri, Andrea Torre, Alessandro Gioia, Roberto Finamore, Rodolfo Fornario, Patrizia Capacchione, Margherita Rago. I costumi sono di Italia Ferri.

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