The Blow Monkeys «La nostra musica finestra sul mondo»

SALERNO. Chi ha superato gli “anta” non può non ricordare Doctor Robert che, sotto chili di gel e delle spalline un po’ troppo imbottite, nell’86, affrontava una questione scottante (mai quanto in...

SALERNO. Chi ha superato gli “anta” non può non ricordare Doctor Robert che, sotto chili di gel e delle spalline un po’ troppo imbottite, nell’86, affrontava una questione scottante (mai quanto in quegli anni) come l'Aids, con i suoi Blow Monkeys, nel testo di “Digging Your Scene” con cui la band britannica svettò in cima alle top ten di tutto il mondo. Il brano era contenuto nel secondo disco, “Animal magic”, più “sophisticated pop” rispetto alla new wave del debutto, meno funky rispetto ai successivi dischi con cui The Blow Monkeys completarono la svolta dance prima di sciogliersi, nel 1990.

Riunitisi nel 2007, The Blow Monkeys hanno ripreso a lavorare a pieno ritmo pubblicando ben tre dischi: “Devil's Tavern”, “Staring at the Sea” e “Feels Like A New Morning” e, pochi giorni fa ha visto la luce il loro ultimo lavoro, “If Not Now, When?” per cui la band ha coinvolto direttamente il pubblico nel processo compositivo, condividendo tutte le sessioni in studio sulla piattaforma di crowdfunding Pledgemusic.

Domani sera (con inizio alle ore 22), The Blow Monkyes si esibiranno sul palco del ristorante Modo in via Bandiera, nell'ambito della rassegna #modolive. A raccontare qualcosa del concerto alle porte (e non solo) è Robert Howard, in arte Dr. Robert, leader della band.

Ci parla un po’ del vostro ultimo disco?

«Il disco si ispira alla musica della mia infanzia...volevo riportare elementi del “boogie” nel nostro linguaggio. E volevo anche ritornare allo spirito originario del primo rock'n roll che ho trasferito nella nostra musica. Penso questo sia il nostro disco migliore, ma lo penso ogni volta».

Com’è nata l’idea di riunirvi, nel 2007, dopo la rottura?

«Avevamo dei progetti incompiuti e soprattutto amiamo suonare insieme. Volevamo produrre nuova musica e non dare semplicemente vita a un’operazione nostalgica».

Cosa portò alla rottura?
«Eravamo rimasti insieme per dieci anni intensissimi ma era venuto il momento di cambiare strada. Avevamo tutti messo su famiglia da poco e io avevo scelto di andare via da Londra. Era il momento giusto per separarsi e fare altro».

A cosa si ispirano, oggi, i vostri brani? Cos’è cambiato dagli esordi?

«Alla gente e alle cose che ci circondano, tengo sempre gli occhi ben aperti, cerco sempre di vedere il mondo anche in un granello di sabbia. Il nostro approccio alla musica in realtà è rimasto lo stesso di un tempo, fondamentalmente ruota sempre intorno allo stesso concetto: abbiamo delle cose da dire e le condividiamo con chi vuole ascoltarci. Dipende tutto dal tuo atteggiamento nei confronti della musica: se senti realmente ciò che suoni aumentano le probabilità che anche il tuo pubblico lo percepisca».

La prima volta per voi a Salerno che effetto fa?

«In realtà, non avevamo mai suonato in Italia prima, questa è la prima volta in assoluto. Ma è un Paese che amiamo, non potevamo più aspettare».

La data salernitana è l’unica al Sud e rientra nelle uniche due tappe italiane (l’altra è a Bologna) della band che poi, proseguirà il tour dell’ultimo album, pubblicato il 6 aprile, in “casa” ovvero nel Regno Unito. Lo storico quartetto britannico, che negli anni 80 ha goduto di una popolarità vastissima, ripercorrerà i momenti salienti del proprio percorso musicale attraverso brani quali: “Digging Your Scene”, “It doesn’t have to be this way”, “Choice”, “This is your life” e “Wait” - tutti contraddistinti da un soul pop venato di funky - fino agli ultimi, passando per la parentesi Uk garage dei '90 che li ha visti duettare con la regina della house di Chicago, Kym Mazelle. Per info e biglietti: 329. 2277879 - 089.303130.

Alessandra De Vita

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