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Suoni ipnotici, cambi ritmici e testi contro le oppresioni

SALERNO. Nel febbraio del 2013, la band produce in maniera del tutto autonoma la prima demo con otto tracce inedite. Si intitola “One Shut”, registrata in presa diretta e segna il primo passo, libero...

SALERNO. Nel febbraio del 2013, la band produce in maniera del tutto autonoma la prima demo con otto tracce inedite. Si intitola “One Shut”, registrata in presa diretta e segna il primo passo, libero e indipendente, verso un percorso difficile proiettato in direzione della sfera musicale underground italiana. Adesso, The Shut up Munch stanno lavorando alla produzione del loro primo album in uscita per l’etichetta napoletana Casa Lavica con cui la band ha già realizzato le prime clip di due brani: “Non è J” e “Bagdad”, entrambi registrati dal vivo. Avvolti in atmosfere trasognanti e un po’ cupe, The Shut up Munch lasciano già intravedere quella che sarà la loro cifra. A colpire, all’ascolto, è la struttura dinamica dei pezzi. Il loro è un discorso ampio, articolato e infine coeso, in cui tutto sembra trovare il giusto spazio. La band dimostra la piena gestione e il controllo della timbrica, molto curata, con chiaroscuri evidenti. Il clima dei loro brani è essenzialmente ipnotico, complice l’impiego di synth, ma concede significative irruzioni in parentesi più distorte e aggressive, dal punto di vista sonoro. I testi sono in lingua madre con brevi incursioni nell’inglese e parlano di oppressione e implosioni malsane che derivano dall’autocontrollo: da qui i cambi ritmici repentini che spesso si accompagnano alle “esplosioni” sonore. Ora, la band sta lavorando a un nuovo singolo, “Il silenzio di Munch” che è un po’ il manifesto emotivo del disco; il testo parla della difficoltà interpretativa in rapporto alle cose di tutti i giorni: è il solito groppo alla gola di chi vorrebbe rendere universalmente chiara la propria visione delle cose. E non ci riesce. (a.d.v.)

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