Stregati dalle atmosfere del Nord Europa

La loro alchimia dura ormai da dieci anni. «Salerno è ancora una città arretrata per chi vuole ascoltare musica dal vivo»

SALERNO. I Rainy Day in Bergen ci parlano delle piogge incessanti del nord e lo fanno senza chitarre. L’assenza del chitarrista è la vera peculiarità della band che ha scelto di lasciarsi avvolgere dalle atmosfere uggiose del Nord Europa per tirare fuori brani in un mood melancolico, tipicamente nordico ma che non conosce confini geografici né di genere. «Quando abbiamo iniziato, 10 anni fa, eravamo in 4, poi il chitarrista se n’è andato e abbiamo scelto di andare avanti senza», raccontano i membri della formazione che nel 2012 ha pubblicato un album di debutto omonimo per la label tedesca AF-Music. «Producevamo – raccontano – da noi i nostri dischi, il primo omonimo è stato poi prodotto da un’etichetta tedesca, abbiamo cercato realtà italiane però abbiamo anche voluto guardare oltre i confini e in Germania ci hanno fatto una buona proposta, sono stati molto seri nei nostri confronti. La Germania è un buon mercato discografico che funziona meglio che in Italia». Attivi dal 2005 sotto il nome Underscore, i Rainy Day avevano già prodotto due Ep prima del disco; la loro cifra è stabile sin dagli inizi: complessa e “europea” laddove quest’ultimo aggettivo si traduce in un linguaggio profondamente elaborato in ogni sua sfaccettatura. Colori che, benché lontani dal sole del Sud, emozionano e colpiscono per il tendere a sperimentazioni sonore d’avanguardia. Placebo, Radiohead, Muse sono le band che hanno maggiormente suggestionato i Rdib, che fanno davvero fatica ad identificarsi in un unico genere. Synth-rock, new Wave, prog, il caleidoscopio è ampio e riflette il background differente dei tre componenti del trio: il batterista proviene dal jazz, ad esempio. Una visione musicale ampia e che i tre mettono a punto insieme, tutti i sabato mattina, dal 2005, quando si barricano in una sala prove di fortuna allestita ad hoc per comporre insieme le musiche che accompagnano i testi, tutti scritti dal front man del gruppo, Paquale Aliberti che è voce e bassista della band composta inoltre da Carlo Barra (synth, piano, sequencer), e Diego Maria Manzo (batteria). I Rainy Day non suonano molto dalle nostre parti. «Una scelta obbligata – così loro la definiscono – perché Salerno è una città arretrata dal punto dei vista della musica dal vivo, già la zona dell’Agro è molto più viva. La scena c'è ma è fuori dalla città». I Rainy Day per vivere, nella vita, fanno altro: c’è chi è consulente del lavoro, chi ha una piccola impresa, ma la musica non è vissuta come un hobby bensì come una seconda attività. «Non siamo dei frustrati», precisano. A breve, i Rainy day pubblicheranno un nuovo disco. Nell’ascoltare i Rainy Day si percepisce, più d'ogni altra cosa, la volontà di non incentrare la scena su un unico strumento. C’è in loro una compattezza sonora che travalica ogni singolo musicista, si è davanti senza dubbio a un legame alchemico qual è quello che unisce i tre, da oltre dieci anni.

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