Spaghetto “a vongole” Maurizio Casagrande sfida Salvi ai fornelli

VALLO DELLA LUCANIA. «Il modo in cui Terence Hill mangiava la zuppa di fagioli al bivacco, nel film “Lo chiamavano Trinità”, mi colpì talmente tanto, da piccolo, che grazie a quel film ho iniziato a...

VALLO DELLA LUCANIA. «Il modo in cui Terence Hill mangiava la zuppa di fagioli al bivacco, nel film “Lo chiamavano Trinità”, mi colpì talmente tanto, da piccolo, che grazie a quel film ho iniziato a mangiare i fagioli»: l’attore Maurizio Casagrande racconta il suo rapporto con il cibo a pochi giorni dalla sua sfida ai fornelli, con l’amico e collega Enzo Salvi, nell’ambito di Cinecibo Festival.

La simpatica competizione è attesa, sabato sera (ore 17 presso l'auditorium De Berardinis), prima del gala finale della rassegna cinematografica a tema gastronomico nata da un’idea di Donato Ciociola e presieduta da Michele Placido. «Quella sequenza era talmente bella e ne rimasi così affascinato - aggiunge l’attore in merito alla sopracitata scena - che mi ha aiutato a vincere l’avversione verso una pietanza importante»

Che rapporto ha col cibo?

«Da napoletano doc, mi piace molto mangiare ripulendo dagli eccessi i nostri piatti tradizionali. Seguo una dieta equilibrata, basta non esagerare. Nasco come attore di teatro prima che cinematografico e stando spesso fuori, ho imparato a mangiare bene. Ma ogni tanto bisogna anche strafare».

Cosa proporrà nella gara con Salvi?

«Piatti ispirati a una cucina di mare, la nostra è una città abituata a vivere in acqua, col mare dentro, negli occhi, nel cuore. Proporrò piatti semplici, faccio molto bene lo spaghetto “a vongole”, come si dice a Napoli, (non con le vongole). Un primo che fa felici tutti. Sono pochissimi quelli che non mangiano i frutti di mare e comunque non disdegnano gli spaghetti insaporiti. Le pietanze semplici sono le migliori: chi ‘inguacchia’ deve sempre nascondere qualcosa, o incapacità, o scarsa qualità prodotti».

Progetti futuri?

«Sto dedicando il 99% della mia vita al mio film che uscirà, a dicembre: “Babbo a Natale non viene dal Nord”, girato a Salerno lo scorso anno. Ci tengo molto, prende tutto il mio tempo. Questo è un film low budget che ho voluto fortemente, devo averne il massimo della cura, succede così quando non puoi pagare per tutti i servizi e sei costretto a fare molte cose da solo.».

Dopo l’uscita nelle sale del film, cosa farà?

«Tornerò a teatro con lo spettacolo “E la musica mi gira intorno” in cui ripercorro la mia vita, gioco col pubblico a raccontarmi, è tutto un pretesto per arrivare a mettermi dietro la batteria. Ho fatto il musicista fino ai 22 anni: suonavo ovunque con la mia band, i Tetraneon…un gruppo di scapestrati».

Spesso è nella nostra provincia, si è affezionato a Salerno?

«Ognuno di noi, che fa questo lavoro, ha bisogno di luoghi e persone che credono in te, ha bisogno di entusiasmo, per superare i momenti difficili. Salerno si è dimostrata costruttiva e nativa con me, è chiaro che quando trovi compatibilità ti ci metti insieme, è come tra un uomo e una donna, si sa come va a finire, che ve lo dico a fare».

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