Salerno

“Schermi Rubati”, quel filo sottile tra arte e cinema

Domani mattima alle 11,30 vernissage alla Galleria Paola Verrengia

SALERNO. Un gioco misterioso e affascinante tra realtà e finzione, un viaggio tra immagini statiche e in movimento che si rincorrono sul filo sottile sospeso tra l’arte e il cinema, linguaggi visivi e tecniche raffinate con rimandi e citazioni a volte evidenti a volte nascosti. Domani alla Galleria Paola Verrengia a Salerno alle 11,30 sarà inaugurata la mostra “Schermi Rubati”, protagonisti Gea Casolaro, Abbas Kiarostami, Martin y Sicilia, Sara Rossi, curata da Lea Mattarella, un percorso espositivo di fotografia, pittura e video (visite fino al 31 gennaio 2017, orari: lunedì -venerdì 16.30 - 20.30, sabato 10.30 -13 e 17 - 21). Già il titolo “Schermi Rubati” rimanda immediatamente all’idea iniziale della gallerista e della curatrice di allestire un’esposizione che mettesse insieme arte e cinema, che facesse dialogare in modo suggestivo e sorprendente due mondi contigui scegliendo artisti che con il cinema ci giocano, con le sue evocazioni accattivanti ci costruiscono un’estetica piena di pàthos e, perché no, di nostalgia e impegno sociale. “Baci rubati” è il film del 1968 di François Truffaut e proprio alle sue storie cinematografiche si rifanno Casolaro e Rossi. Laddove la coppia Martin y Sicilia ricostruisce le atmosfere ambigue e misteriose di David Lynch aggiungendo un tocco di umorismo che le rende più spiazzanti e originali; mentre il regista Kiarostami, qui come fotografo, ritrae pezzi di realtà, in particolare muri, dietro i quali si nasconde sempre un’anima, una umanità altra, la stessa rappresentata e cercata in tutti suoi film. Il visitatore percorrerà un itinerario che se è spezzato dai diversi codici espressivi di ciascun artista, trova il suo fil rouge, la sua continuità nella narrazione di una storia, quella dell’autore e quella di chi guarda. Gea Casolaro, classe 1965, espone 4 fotografie della serie “Still Here” frutto della tecnica del fotomontaggio digitale. Romana di nascita ma parigina di adozione è andata nei luoghi in cui sono state girate scene di film, e partendo da quella inquadratura l’ha riprodotta e attualizzata, completandola e sovrapponendola ad una simile fermata con protagonisti, paesaggistici e umani, recenti. Abbas Kiarostami, regista iraniano morto quest’anno, conduce in una sorta di luogo spirituale in cui i muri, sono il posto del silenzio e dell’assenza.

A Martin y Sicilia, rispettivamente classe 1974 e 1971, il merito di portare un tocco di surrealismo e ironia grazie ai set in cui, loro protagonisti, immortalano scene di scambi misteriosi della serie “Intercambio clandestino de iconos polìticos”, quattro fotografie più un dipinto che per la tecnica precisa utilizzata sembra una foto. A chiudere idealmente Sara Rossi tra le cui quattro foto spicca in prima assoluta “Clelia” realizzata nella Biblioteca storica Angelo Mai di Bergamo in cui la donna ritratta è la custode dei libri, una degli “uomini libro” di “Fahrenheit 451” di Truffaut. Chicca della mostra un suo video, “Lanterna Magica”, che sarà proiettato nei locali della galleria.

 

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