IL FESTIVAL

Sanremo 2021, Bravi: «Ecco come ho decifrato il buio dell’anima»

Il vincitore di X Factor ha accompagnato Arisa sul palco dell’Ariston nella serata delle cover con un omaggio a Pino Daniele

SANREMO - In occasione della serata cover del Festival di Sanremo 2021 ha accompagnato sul palco Arisa in una delicata reinterpretazione del classico di Pino Daniele, “Quando”. Si tratta di Michele Bravi che di recente è tornato con un nuovo album, un progetto molto delicato e profondo, come l’anima dell’artista.

Possiamo dire che “La geografia del buio” è come una mano che ti stringe e ti conforta mentre si sta nell’oscurità di un dolore?
Non potrei attribuire un potere confortante al disco, per me è difficile darlo. È stato un motivo per decifrare il buio, per scrivere questo disco, per cantarlo, interpretarlo. Non per guarirlo, ma un modo per decifrare il dolore. È come se avessi messo ordine in una stanza che era disordinatissima, poi se questa stanza è diventata accogliente, questo non lo so, ma ne sono felice.

Quando ha iniziato a prendere forma questo progetto?
C’è una nota vocale nascosta ne “La vita breve dei coriandoli” in cui una persona a me tanto cara mi diceva di scrivere, perché glielo avevo promesso e dopo tanti mesi non quella promessa non la stavo mantenendo. Dopo quella nota vocale ho scritto la prima canzone del disco, quella che chiude l’album, e che non contiene la mia voce, perché in quel momento non ero nemmeno in grado di parlare. Racconta però una fragilità che probabilmente solo con la musica del pianoforte potevo raccontare.

Da dove arriva la forza, figlia anche di una certa consapevolezza, che fa dire sono nel buio, ma voglio essere la mia stessa luce?
Credo sia un percorso che ha poco a che fare con la consapevolezza individuale. Nel mio caso è arrivato dopo un percorso medico, ed è la ragione per cui ne parlo con tanta franchezza e senza pudore. Ci tengo tanto a dirlo, credo siano informazioni semplicissime ma allo stesso tempo mai così scontate: il dolore si cura soltanto con un percorso medico, con la terapia.

In “Mantieni il bacio” dice «è l’amore che ci salva dalla ferita del mondo». Può essere quindi l’amore il rimedio a un’anima infranta?
Credo che l’amore indichi la strada. L’amore, così come la musica, non ci salva da niente. L’amore ci stringe la mano mentre si guarisce. Quando dico che «è l’amore che ci salva dalla ferita del mondo» proprio questo intendo: ti stringe la mano mentre stai affrontando la lotta da solo. Far passare l’idea che una situazione amorosa ti curi dal dolore significa passare un’informazione pericolosissima che allontana le persone, che stanno vivendo un buio, dall’ipotesi di fare un percorso medico.

Quello che la lega alla cantautrice Chiara Galiazzo è un rapporto davvero molto forte…
È un’amica che, come credo tutti gli amici avrebbero fatto, ha difeso la mia persona, il mio corpo e la mia voce in un momento in cui questa voce, questa persona e questo corpo non erano in grado di parlare. Il fatto che adesso sia anche nel disco come professionista per me è la chiusura di un cerchio. Un artista scrive e canta quello che vive e vive quello che canta, e nello stesso modo Chiara è stata una persona nella mia vita ed è diventata anche una persona professionista nel mio disco.

Come s’immagina “La geografia del buio” in concerto, quando la pandemia sarà terminata?
Il disco sarebbe uscito già un anno fa prima dell’emergenza sanitaria e ha subito questo ritardo proprio a causa del Covid. Quando stavamo per presentarlo c’era un percorso nei live che mi avrebbe portato a cantare in cornici da sogno per la mia musica. Adesso è tutto molto incerto e da rivedere. Bisogna ricostruire una normalità. Di sicuro so che nonostante l’ampiezza della platea, rimarrà sempre una casa molto piccola, quindi cercherò, se potrò e al di là della location, di raccontare un’intimità e una vulnerabilità che abitano una casa tutti i giorni.

Andrea Picariello