IL LUTTO

Salerno piange Raffaella Carrà, “regina” della televisione

Il ricordo della cavese Ganà, Palumbo: «Per lei ero un fascio di luce». E agli inizi degli anni Settanta conquistò Palinuro

SALERNO - Gli aggettivi per descriverla si rincorrono: inimitabile, insostituibile, unica. Raffaella Carrà è innanzitutto immortale. La Regina della televisione, dove le maiuscole sono d’obbligo, si è spenta a 78 anni ieri pomeriggio. «È un dolore grande», commenta Enza Ganà, l’artista che dal 1999 è la sua cover. «Ho avuto il piacere di vederla dal vivo nel 1995. Era bellissima, stupenda, ho un ricordo bellissimo di lei. - spiega - Sono cresciuta con il mito della Carrà, l’ho scoperta quando avevo 7 anni, quando lei faceva “Ma che sera”, rimasi incantata». Gli studi di canto e la carriera da tenore, fino al 1999 quando l’artista lascia la lirica. «Un impresario di Avellino mi sentì cantare e disse che somigliavo in tutto alla Carrà e che potevo fare la sua cover». Nacque un gruppo: Enza Ganà canta Carrà, lo spettacolo con ballerini e cori, fino all’incisione di un disco nel 2013 dedicato all’artista.

«Per me Raffaella è stata una forza, un esempio anche nelle mie scelte di vita. Le sue canzoni, la sua allegria trasmettevano tanta energia. Ho superato tanti momenti difficili grazie a lei», ricorda Enza. Tra i salernitani che hanno avuto la fortuna di trovare il proprio percorso incrociato con quello del “caschetto biondo” della tv italiana anche Luna Palumbo. La cantautrice nocerina partecipò a “The Voice of Italy”, edizione 2014, e fu proprio la Carrà, dopo un ripescaggio, a portare con sé la salernitana all’interno della trasmissione targata Rai 2. Luna, una volta appreso della scomparsa dell’immortale artista, ricorda con emozione quei momenti: «“È un fascio di luce!”. Me le ricordo come fosse ieri, le prime parole su Raffaella ai miei genitori al telefono. Lo ricordo perfettamente quel momento, ero al telefono a descrivere il mio primo vero incontro con la Signora Carrà lontane dalle telecamere, a riflettori spenti e non riuscivo a chiuderne bocca su quanto fosse lei stessa ad illuminare la stanza». La cantautrice, che a suon di note conquistò il cuore di Raffaella, aggiunge: «Io la guardavo sconvolta, bocca aperta, estasiata, intenta nel catturarne l’essenza ad ogni sua parola. Mi ripetevo e mi raccontavo quanto fossi fortunata ad essere li in quel momento e che quasi certamente quel momento non l’avrei mai dimenticato. Ho avuto la fortuna di incrociare gli occhi di molte persone, fari dello spettacolo, storia della canzone italiana ma non ho mai più avuto quella sensazione».

L’impatto dell’icona bolognese si è ripercossa anche sull'arte di Luna: «Raffaella ha cambiato il mio modo di stare sul palco, ha seminato in me una scintilla e una voglia di ardere che lei conosceva molto bene e per questo le sarò grata per sempre». Raffaella Carrà che è stata agli inizi degli anni Settanta anche ospite del “Lanternone” di Palinuro, lo ricorda bene il Maestro Guido Cataldo che con gli “Astrali” suonava dal vivo proprio quella sera: «Il Lanternone ancora non era una discoteca e tanti erano i musicisti noti che venivano a esibirsi, quella sera Raffaella venne con l’orchestra della Rai e naturalmente incantò il pubblico presente che tributò un applauso che ancora risuona nelle mie orecchie».