Il personaggio

Rocco Hunt, l'estate e il grande fascino delle terre lontane

Tra una data e l’altra del suo “Wake Up” Summer Tour, il rapper salernitano ci porta nella sua dimensione-vacanza

SALERNO. Tra una data e l’altra del suo “Wake Up” Summer Tour, il rapper Rocco Hunt (il vero nome è Rocco Pagliarulo) ci porta nella sua dimensione-vacanza. Negli ultimi anni sicuramente è cambiata da quando ha conquistato la popolarità, facendo della musica il suo lavoro. Tour, comparsate, tournée: il tempo per le vacanze si è ridotto notevolmente.

Rocco, dove andrà in vacanza, quest’estate?

«Ci sono già stato, in realtà. Ho trascorso dieci giorni tra Cuba e Amsterdam. C’era un pezzo in radio, un tormentone estivo che mi ha colpito perché parla del mare cubano e della gente del posto. Dice più o meno: “Hey, ascolta la musica del tuo posto”. Cuba è un Paese ancora chiuso, ora c’è un po’ di apertura, stanno aspettando il famigerato cambiamento ma la dittatura è ancora forte, anche se camuffata sotto forma di democrazia. Vige ancora l’egemonia e non so se il comunismo sia servito: la gente è ancora povera e fa i salti mortali per arrivare a fine mese, il turismo c’è ma soldi vanno ai resort che sono dello Stato, non alla gente. Non mi piace che non ci sia internet nelle case e anche se sono a un’ora da Miami non possono andarci a meno che non si procurino un visto».

Avrà ancora del tempo libero, quest’estate?

«Lo spero ma la vedo dura, vorrei passare qualche giorno in un posto più familiare. Come canto anche nel mio ultimo singolo, “Sto bene così”: perché andare fuori con tutto quello che abbiamo? Mi sembra strano che il turismo non esploda da noi che abbiamo immense ricchezze paesaggistiche. Non sappiamo valorizzarle: il lago di Como ottiene tanto turismo da niente. Ci sono stato a gennaio, prima di Sanremo e pensavo: perché turisti da tutto il mondo vengono qui? Noi abbiamo tanti posti meravigliosi ma non sappiamo parlare inglese e questo è il più grande ostacolo. Sottovalutiamo lo studio della lingua sin dalle scuole basiche, non diamo importanza al valore dell’inglese».

La prima vacanza da solo?

«Fatta eccezione per tutti i viaggi che hanno a che vedere con la musica, la prima vacanza da solo l’ho fatta Amsterdam. Avevo appena compiuto 18 anni e sono partito con i tutti i miei amici di infanzia. Poi, più volte ci sono tornato: mi piace molto Amsterdam, perché è una città libera in cui vivere un po’ la spensieratezza che non hai nel posto in cui nasci. Mi son prefissato di vedere quanti più posti possibili. Sono stato a Cuba, in Giamaica e a New York, ultimamente. Oltre al lavoro è il viaggio che nobilita l’uomo, aprendo la mente. Io lotto perché i giovani non lascino la propria terra ma sono contento se esplorano il mondo».

La vacanza ideale?

«Palme e spiaggia: come a Cuba dove sono stato con Clementino. Il posto ideale in cui staccarsi da tutto, spegnere il telefono e scrivere nuova musica. Parto spesso e viaggiando sempre anche la vacanza rischia di diventar uno stress. Io non ho bisogno, quando sono fuori, di uscire la sera. Mi diverto grazie al mio lavoro che è già è una mezza vacanza».

Quando è così lontano, le piace immedesimarsi nelle popolazioni del posto?

«Certo, quando sono andato a Cuba ho fumato anche il sigaro! Cerco sempre di capire bene la realtà del posto, rimanendo fedele ai miei usi e costumi».

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