IL PERSONAGGIO

Roberto Vecchioni: «Genitori, insegnate le parole ai vostri figli»

Il cantautore riscopre gli anni da professore presentando il libro “Lezioni di volo e atterraggio” al “Settembre culturale”

Da Socrate a De André, attraverso il nostalgico amarcord degli anni da insegnante. Grande partecipazione di pubblico ed emozioni alle stelle lunedì sera nella vetrina della 14esima edizione del “Settembre Culturale”, nella suggestiva location del Castello Angioino Aragonese di Agropoli, dedicata alla presentazione del libro di Roberto Vecchioni, ex professore di liceo e cantautore. “Lezioni di volo e atterraggio”, questo il titolo del volume che si divide in 15 capitoli ed è ambientato negli anni Ottanta, ai tempi nei quali l’autore insegnava latino e greco in uno storico liceo milanese. «Ci sono dei racconti in cui Omero e Ulisse sono presentati in maniera totalmente diversa da come ce li aspetteremmo, così come Socrate e Platone», dice Vecchioni. Il tema della riscrittura operata dagli studenti e di quello che l’autore definisce il «pensiero laterale», infatti, è da considerarsi centrale nell’opera.

Ed all’interno di questo mondo tanto originale che si punta a sviluppare il lato creativo degli alunni, ed è qui che Vecchioni lascia spazio anche alle riflessioni, nelle pagine del suo libro: «Socrate - dice - ce lo immaginiamo con tutti gli allievi intorno, e invece muore da solo. Come se, nel momento della morte, il senso della vita e della cultura sparissero. Questa solitudine rappresenta un quadro, come per dire: “Ragazzi, l’abbiamo abbandonata tutti”», soggiunge l’autore. È necessario tenere in considerazione, infatti, anche il clima di quegli anni, che stimolava molto la creatività: gli anni Ottanta appunto, quelli dove inizia sì il cosiddetto «riflusso nel privato», dopo la pesantezza, talvolta dai risvolti cupi e tragici del decennio precedente, ma che presentava, anche nella popolazione scolastica, una certa disillusione. «I miei studenti erano tutti mezzi atei, anarchici, contestatori - dice l’autore - ma fargli reinterpretare la storia è stata un’esperienza straordinaria. Ne uscivano, infatti, dei racconti folli, strabilianti, fuori di testa, ma comunque credibili». Molto interessante risulta anche il lavoro svolto sul cantautore Fabrizio De André.

«Ad un certo punto tutta l’opera del cantautore genovese viene messa insieme - soggiunge Vecchioni, che conosceva bene proprio “Faber” - e i ragazzi fanno addirittura coincidere tutta la letteratura in De André, e la vogliono portare alla maturità con la scusa di trasformarlo quindi in un epigono». Nel corso della serata Vecchioni lascia alla platea una riflessione molto interessante sull’uso delle parole: «Lottate - l’invito dell’autore - affinché i vostri figli sappiano più parole possibili». L’evento, moderato dalla docente dell’Università degli Studi di Salerno, Annamaria Petolicchio, si è chiuso nel migliore dei modi possibili: infatti, dopo aver infatti intonato a cappella uno dei must della sua produzione musicale, "Sogna ragazzo sogna" che effettivamente si può facilmente ricollegare ad un libro dal forte impatto emozionale come “Lezioni di volo e atterraggio”, tutto il pubblico, accorso molto numeroso ai piedi del Castello Angioino Aragonese di Agropoli, al segnale di chiusura dell’evento si è alzato in piedi. Una calorosa e fervida standing ovation in omaggio all’artista di “Samarcanda”. E Vecchio si è visibilmente commosso. Il calore degli agropolesi ha colpito davvero nel profondo un Vecchioni che poi si è dedicato al classico “firmacopie” finale.

Bruno Marinelli