LA STORIA

Roberto Murolo, Palinuro e ’O Ciucciariello

Nell’estate 1951 il cantautore si trovava in vacanza nel Cilento e fu ispirato dalla giovane Eva che conduceva degli asinelli

CENTOLA - Una cena estiva è stata l’occasione inaspettata per portare alla luce una storia che viene dal passato. Il bellissimo terrazzo di un bed and breakfast a Palinuro, è stato infatti il luogo ideale per evocare racconti e favorire incontri che spesso arricchiscono la conoscenza individuale. È ciò che è accaduto agli ospiti di una cena spettacolo organizzata nel ricordo di Roberto Murolo, alla quale hanno partecipato le autorità locali e il Maestro Espedito De Marino che per molti anni, ha affiancato il cantautore napoletano, fino agli ultimi giorni della sua vita.

«Era una serata serena, allegra e rilassante, - racconta De Marino - la location era incantevole, e le specialità cilentane, cucinate dalle sapienti mani della signora Eva Esposito hanno enfatizzato un già piacevole momento. Tra una portata di pasta e fagioli e le squisite melenzane ’mbuttunate, - aggiunge il Maestro Espedito - la simpatica signora, chef ottantenne della cena, ci ha rivelato tra lo stupore di tutti, di essere stata la musa ispiratrice di Murolo nello scrivere il testo “’O ciucciariello”, famosa canzone utilizzata da Totò nel film “Totò, Peppino e La Malafemmina”, del 1956. Confesso la mia meraviglia nell’ascoltare questa dichiarazione, - sottolinea De Marino - spesso Murolo mi aveva raccontato che Totò con il quale aveva un rapporto di amicizia, gli aveva chiesto il permesso di usare questo brano nel suo film, mi aveva anche spiegato che la sua risposta fu repentina e piena di emozione: “Principe, fa come se il testo fosse tuo”. Ma non avevo idea che si fosse ispirato proprio alla signora cilentana». Il pezzo “’O Ciucciariello”, musicato dal maestro Nino Oliviero, fu composto nell’estate del 1951, mentre Roberto Murolo si trovava in vacanza a Foria di Centola e come sostiene la signora Eva, in quei giorni, anche lei era in quei luoghi. Aveva 17 anni e Murolo fu incuriosito dall’averla vista condurre gli asinelli che trasportavano blocchi di cemento per le costruzioni del territorio. Dopo qualche giorno la fermò, dicendole che aveva scritto un testo, ispirandosi proprio a lei.

«Quando ci ha raccontato questo episodio, ho letto nel volto della signora Eva tanta sincerità. - svela De Marino - È una donna genuina, sicuramente in buona fede, e il suo aneddoto mi conferma l’autenticità di un brano noto a tutti che contiene richiami di vita vissuta e molti spunti rivelatori. Uno di questi - afferma De Marino - forse più conosciuto a livello popolare, è che Murolo avesse scritto il brano dopo essere stato lasciato dalla sua compagna francese, alla vigilia delle nozze, perché innamorata di un altro uomo». E da lì la frase “’na femmina bugiarda ma lasciat’”, che evoca la scena indimenticabile di Totò e Peppino che su un carretto trainato da un cavallo, lanciavano le pietre a una finestra mentre cantavano a squarciagola il brano di Murolo. «Verificherò la veridicità di questa avventura, - conclude De Marino - ma mi piace pensare e immaginare quell’estate di tanti anni fa, palcoscenico di un incontro fortuito, materializzato in una canzone consegnata in seguito alla storia».

Maria Romana Del Mese