Ritratto di Agnes il giornalista più potente degli anni Novanta

A lui si devono trasmissioni innovative e il Tg delle 13.30 Gli inizi ad Avellino, i politici di riferimento, la lunga carriera

di SALVATORE BIAZZO

Il titolo. poteva essere “Biagio Agnes, giornalismo e potere” e non “Biagio Agnes, un giornalista al potere”. Raccontando Agnes non potevo allontanarmi dal protagonista, dalle imprese professionali e dal Contesto, come lo chiamava Sciascia. Avrei scritto un saggio se i due concetti, Giornalismo e Potere, fossero stati prevalenti. Ho preferito il racconto.

Tuttavia, ho proposto una riflessione: sul giornalismo, che – come diceva Prezzolini – è un bisturi, può fare bene o male secondo chi lo impugna, e sul Potere, che incide allo stesso modo del bisturi.

Il rapporto-conflitto tra i poteri è nel contrasto quotidiano giornalisti politici, e ha assunto da sempre toni forti, aspri, talvolta violenti. Fu Edmund Burke, alla Camera dei Comuni, in Inghilterra, nel 1717, a formulare l’equazione giornalismo - potere, e sulla Edimburg Review, nel 1828, fu il suo conterraneo Thomas Babington Maaulay e, infine Thomas Carlyle, a definire ‘the fourth estate’. Il Quarto Potere.

La legittimazione di quel ‘potere’ fuori dall’ordinamento costituito accrebbe la forza del giornalismo.

Certo, Agnes fu il più potente giornalista degli anni Novanta. Il capo della Rai, e del Partito della Rai nella difesa del servizio pubblico; come tale, fu un contropotere rispetto a quello finanziario enorme della Fininvest e politico del Governo Craxi. E quando, lasciata la Rai, fu alla Stet, non legò con il Presidente dell’Iri Romano Prodi che, diventato poi presidente del Consiglio grazie anche agli amici di Agnes, ne chiese le dimissioni attraverso il ministro del Tesoro Ciampi e il più solerte dei funzionari, Mario Draghi: Biagio si opponeva alla privatizzazione di Telecom, ramo strategico dell’Iri.

Spesso si banalizza la sua storia, la si riduce ad un segmento, il periodo in Rai. Lui però veniva da lontano, dall’età del piombo, preistoria del giornalismo breve e virtuale, dalla Tipografia Pergola, un cenacolo, e dalla redazione di Largo Ferriera 10 di Avellino, casa sua, nel cui salotto si formò un gruppo straordinario di intelligenze che teroizzava l’idea della sinistra di base, l’apertura a sinistra. Quei ‘ribelli’ (Aurigemma, Bianco, De Mita, De Vito, Mancino, Gargani) si misero contro tutti, alla fine ebbero ragione; e da DG Agnes, aprendo la Rai al Tg3, con Curzi, Guglielmi, Balassone, iscritti al Pci, perfezionò il disegno maturato mangiando i biscotti di Mamma Concetta. Chi lo aiutò nell’ascesa al Potere? Fiorentino Sullo era il punto di riferimento in quel momento e fu lui a farlo entrare a Rotosei. Ma alla Rai, Agnes entrò dopo un colloquio con il direttore Piccone Stella, che lo spedì in Sardegna (1958). Sullo non era ministro, De Mita nemmeno parlamentare, anche se Ciriaco era l’amico e il punto di riferimento ideologico. In Rai, tornato a Roma, salì i gradini senza saltarne uno. Si inventò Check Up, Televideo, il Tg delle 13,30, l’apparizione in video dei giornalisti al posto degli speaker, divenne vice direttore generale. Direttore Generale nel luglio 1982, dopo la morte di Villy De Luca, colpito da infarto a Palazzo San Macuto. De Mita era diventato segretario nazionale della Dc tre mesi prima. Dal libro: “...Agnes era in posizione vicaria, il più alto in grado e non venivano in mente manager di pari calibro”. De Mita: “...Pochi sanno cosa avvenne che Biagio non voleva fare il Direttore Generale...chiesi a Biagio se lo avrebbe fatto, c’erano le condizioni oggettive, sotto il profilo politico e professionale. La sua risposta fu ‘finché tu sei segretario nazionale della Dc, io resto al mio posto”. La sorpresa fu tanta che ne parlai al fratello Mario, affinché intervenisse lui. Ma sul momento non ebbi risposte convincenti...Alla fine disse ‘obbedisco’ sia al fratello che a Ettore Bernabei, il grande sponsor di Agnes, indicandolo con motivazioni convincenti...” Ho aggiunto: “Favorevole a Biagio, infine, il fattore P (Politica), che con la riforma del 75, era nel Dna della Rai. Alla segreteria Nazionale della Dc, dopo la parentesi dorotea, s’era insediato Ciriaco De Mita, cioè la Sinistra di Base, la corrente in cui si era sempre riconosciuto. E l’appoggio era scontato”. Si battette con il potere che aveva contro il potere di chi gli si opponeva o pretendeva. Nelle sue battaglie non fu solo, De Mita più degli altri gli fu vicino, e lui fu vicino agli altri, e a De Mita. Con il quale il legame fu particolare, mai sudditanza dell’uno verso l’altro. Scrisse Marco Panara su Repubblica: “Pensava come De Mita, lo interpretava, tra loro non c’era rapporto subalterno ma quasi una simbiosi”. Il mio libro–romanzo è basato dunque su una vita e una storia vere. Mi è sembrato opportuno riprendere un tema attualissimo, il contrasto tra Giornalismo e Potere. Ne parleranno giornalisti di esperienza e di solida preparazione, Andrea Manzi Direttore de La Città, Alessandro Barbano Direttore de Il Mattino, e il prof. Annibale Elia, dal quale dipende la scuola di giornalismo dell’Università di Salerno, chiusa dopo la morte di Agnes, che l’aveva fondata, e finalmente riaperta dal rettore Magnifico dell’Unisa Aurelio Tommasetti, il quale l’ha trasformata in Scuola di Ateneo.

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